RADICIMUSIC RECORDS RMR 121, 2008 – FOLK CONTEMPORANEO/ITALIA
Chi avrà letto quanto da noi scritto in merito al concerto di presentazione di questo disco si sarà già fatto un’idea. Ancor più se la sarà fatta chi abbia ascoltato “Paesaggi lontani”, il precedente Cd di Claudia, di cui in un certo senso “Paesaggi Lontani” è una logica conseguenza. Non un proseguimento, quanto piuttosto un’evoluzione: E anche nel titolo, se vogliamo, il messaggio è dichiarato: Paesaggi lontani sono le destinazioni o le tappe di viaggi fisici, fuori di sé; Un mondo fra le mani è il risultato di questi viaggi interiorizzato e fatto poesia in musica. Non ci viene altro termine per definire il lavoro dell’artista toscana, per la sensibilità che dimostra quando scrive o interpreta parole e quando inventa o arrangia note musicali, per sé o per i suoi partner in arte, che in questo disco –rispetto al precedente- ci pare abbiano un ruolo più decisivo nel contribuire alla pienezza del risultato. Partner che sono sostanzialmente i medesimi, a formare una piccola pattuglia già cementata (Gloria Merani, violino e voce; Filippo Burchietti, violoncello e voce; Massimo Pinca, contrabbasso e voce), con un’aggiunta sorprendente e preziosa, quella di Silvio Trotta che si assume la responsabilità di rappresentare i suoni etnici e della tradizione popolare (mandolino, bouzouki, chitarra battente, tamburello) all’interno di una formazione decisamente orientata al cameristico. E, se vogliamo, l’unica altra eccezione al solido impianto strumentale e vocale costituito dal trio di corde, è proprio Claudia che si lascia libera di intervenire con tutti i suoi strumenti (clarinetti, sax baritono, fisarmonica) ora a cucire insieme, ora a disegnare improvvisi e interplay che spezzano gli schemi e lasciano libera la fantasia di volare dove meglio crede, come le compete, vuoi nella delicatezza de La filatrice di perle vuoi nella quasi irridente ironia de Il Naso/Tarantrulla. Discorso a parte meritano le voci, che nel disco come nello spettacolo assumono un ruolo centrale, non solo per la trasmissione della parola scritta ma anche, e forse soprattutto, per il senso di libertà e di sorpresa che hanno il compito di comunicare, come uno strumento in più che si aggiunge all’organico, uno strumento che Claudia elegge, ne è chiara l’intenzione, a suo preferito, senza mediazioni, con il palese compito di aggiungere emozioni alle emozioni. È infatti sulla corda delle emozioni che il disco deve essere interiorizzato, anche nelle sue parti non musicali: perfino i toccanti ringraziamenti che la Bombardella consegna all’elegante libretto (inserito nell’altrettanto preziosa confezione, onore al merito dell’etichetta RadiciMusic che, se esistesse un premio nazionale per la grafica di Cd, dubitiamo si lascerebbe sfuggire il primo posto) fanno parte del prodotto, ed è giusto tenerne conto. Un disco non di musica facile, ma capace di emozionare come pochi: una, dieci, cento, mille Claudia… brava, hai colpito ancora. Al cuore e alla testa.
Roberto G. Sacchi
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