Un appoggio sonoro costruisce il tappeto percussivo vario, semi e legni, dove è naturale introdurre un mandolino quasi ad ogiva, che fa pensare subito alle onde, agli applausi del mare, nell’anfiteatro di una baia che Patrick Vaillant intreccia brano dopo brano, lentamente, come in un solo giro di remi e suoni, incrociati, mescolati, uniti. Il colore è turchese sin dalla copertina, divisa con la venatura di un uomo che si fa corda, strumento, percussione dai grandi occhi color terra. E, proprio dalla terra, si parte: dalla lingua del pianeta Vaillant, in cui sbarca il curioso e piccolo protagonista , il nostro Bastian Contrari, che canta a modo suo e suona, autoregolato e in controtendenza, per arredare una bellissima stanza a scatola musicale, circolare, che corrisponde all’intero disco. Entriamo da subito in un salotto ben definito, tratteggiato da una voce asciugata ad un sole nizzardo, davanti ad un acquario affascinante di suoni misti ai rumori, ove tutto concorre al laboratorio di un falegname esperto di incroci, tra Provenza e Mediterraneo. Le storie sono di quelle che costeggiano porti ed orecchie raffinate, che sanno cogliere e capire le bottiglie vuotate, e gettate a mezzanotte sotto una luna di pesci e righe marinare. Le magagne e i cannocchiali, la personalità, che è la stessa attraverso l’intero lavoro, spalancano una favolosa apnea su scelte particolari, dove gioca a nascondino un virtuoso, che, sapendo di esserlo, può permettersi il lusso marittimo di non esserlo per forza e sempre, così da non sentirsi ripetere l’ennesimo eccolo qui, il solito Vaillant, pizzicatore esperto di corde e affini. Lui si apposta dietro ad uno scoglio di paguri a mandolino e fa le smorfie per spiazzare, perché lui, nella vita e tanto più in questo disco, è un cartello stradale girato al contrario. La direzione percorsa è inversa rispetto a quella indicata e attesa. Scelta volontaria, protagonismo, autoironia e forte consapevolezza? Forse un poco di tutto questo fa di Bastian Contrari un lavoro nuovo, di forte ricerca interna, sulla linea però della condivisione volontaria per farsi ascoltare e conoscere profondamente, verso l’animo monello e giocoso di chi racconta la propria storia per stupire e ironizzare, senza prendersi troppo sul serio, lasciando le arie da divo sulla nave. Ottimo il bilanciamento dei suoni, dosati e ben ponderati, arazzo etnico e costiero su cui poggiano stranezze e mandolini in perfetta forma, che ricordano, comunque, che la bravura c’è e non si può nascondere, perché scappa poi dalle dita la tecnica sapiente e navigata. Il disco è coerente, arredato da cima a fondo con particolarità anche controcorrente: apprezzabile e da segnalare è il buon utilizzo dei rumori in inizio e fine di un mare che a tratti viene voglia di esplorare trattenendo il fiato e accennando qualche passo di danza esotica con collana fiorita al collo. Coralli e anemoni orecchiabili si trovano tra le note di brani come Lo Chalo, divertenti e leggeri, come bollicine respirate in un buon bicchiere di vino chiaro e frizzante. Da segnalare è la composizione autonoma dei testi e la loro presenza sul sito di Vaillant, idea notevole e da capire. È, questo, un lavoro da ascoltare interamente, sapendo di avere tra le orecchie l’uomo-mandolino Vaillant, che si fa voce, officina di suoni a Nizza, con la divisa a strisce bianche e nere, galeotte e portuali, infinita metafora di vita al contrario, tra raffinatezza e onestà totale, sulla spiaggia musicale di un prodotto proprio, da tenere stretto durante la navigazione.
Elisa Testa
Vaillant, Patrick – “Bastian Contrari” (CD)
Modal – MPJ111043, 2007
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