Terre Miste, gruppo bergamasco che gravita intorno alla figura centrale del polistrumentista e compositore Claudio Morlotti, non si pone un obiettivo particolarmente originale né l’idea del viaggio di un gruppo di musicisti di qua e di là dai confini geografici o politici del mondo può definirsi uno spunto di straordinaria creatività, eppure ci è piaciuto il modo con cui i quattro musicisti si sono avvicinati alla tradizione e l’hanno liberamente rielaborata. Pur muovendosi in una dimensione assolutamente amatoriale, Terre Miste denota solide basi musicali e, soprattutto, un approccio convincente alla materia. Se da un lato, infatti, non si può attendere una adesione stilistica perfetta (troppe le differenze interpretative fra il canto dei battipali e un an-dro, fra “Bene Venga Maggio” e un Hassapiko) dall’altro non si può non apprezzare l’umiltà e il rispetto con cui il gruppo bergamasco ha interpretato e lo spirito con cui ha anche scritto musica “in stile”, per esempio la convincente “Sarajevo Train” d’apertura. Gruppi come Terre Miste, che non hanno ambizioni di grandi palchi e suonano soprattutto per il puro piacere di farlo, devono costituire l’ossatura di un “fare musica diffuso” che ancora in parte manca in Italia e che deve essere da esempio per avvicinare molti alla pratica musicale, onde allargare il bacino di utenza di musiche che hanno soprattutto bisogno di essere suonate.
Roberto G. Sacchi
Terre Miste – “Sconfinando” (CD)
Ethnoworld – WCD2022, 2006
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