Seconda prova discografica per il gruppo messinese di cui avevamo apprezzato l’esordio nel 2008 con l’interessante “Non iabbu e non maravigghia”. Ora la formazione si presenta modificata in più di un elemento, anche se autore delle musiche e dei testi risulta essere sempre Pietro Mendolia, strumentista e compositore ispirato e leader indiscusso della formazione. Rispetto al disco precedente, diverso lo spunto di partenza per un viaggio “dentro” la valle del Mela e le sue tradizioni, sia pure riscritte: là il pretesto appariva di tipo ambientale, qui piuttosto lo si definirebbe pittorico, con l’intenzione dichiarata di raccontare un ambiente attraverso i suoi personaggi caratteristici e le loro storie. Una varietà umana davvero singolare, una scelta tematica impegnativa che a lungo andare condiziona anche la costruzione musicale dell’insieme, più spezzettato e macchiettistico rispetto al precedente. Fatte le debite proporzioni, il richiamo ai “Quadri di una esposizione” di Modest Musorgskij (o, se volete, di Emerson Lake & Palmer) –almeno a livello d’ispirazione- ci è parso evidente. Un percorso musicale fra “tipi” esemplari, differenti fra loro ma legati dalla disponibilità a essere ritratti con pennellate sonore anziché cromatiche. Bisogna però annotare come questo obiettivo, peraltro nobile e qualificante, a lungo andare si presti ad essere un elemento di frammentarietà nelle scelte stilistiche, il che non ci aiuta a capire dove Malanova sia intenzionata ad andare: in “A Testa o Giocu” c’è del pop d’autore, c’è del nu-folk, c’è del folk-rock e soprattutto ci sono frequenti richiami a un etno-jazz di impianto più tradizionale che innovativo. Una varietà di stimoli che a lungo andare rischia di farci perdere la strada, ma nel contempo –per lo meno in alcune tracce- ci affascina per l’efficacia dei colori utilizzati e la sicurezza del tratto grafico, se ci passate la metafora. In altre parole, la scelta del gruppo si espone al rischio di trasformarsi in un’arma a doppio taglio, comunicando all’ascolto una certa discontinuità e lasciandoci, talora, sconcertati. Ma resta il fatto, e non certo da poco, che l’unitarietà del disco la si ritrovi nella capacità di comunicare, nella competenza tecnica davvero invidiabile dei musicisti, nella pregevole sensazione che ci suscita entrare a contatto con un progetto pienamente espresso e portato avanti con quella coerente incoerenza che, alla fin fine, diventa valore aggiunto. A partire dalla cura con cui è stata realizzata la confezione, colorata e divertente come un racconto di paese. www.malanova.orgwww.radicimusicrecords.it
Roberto G. Sacchi
Malanova – “A Testo o Giocu” (CD)
Radici Music Records – RDR 135, 2011
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