Non avrei mai pensato che un giorno avrei potuto scrivere un giudizio su un disco di un tipo come Daniele Ronda: apparentemente troppe distanze paiono sconnetterci o farci da barriera, sarà perché il Daniele Ronda da Piacenza, classe 1983, si porta in tasca un curriculum d’autore alla corte di Nek e altri ronzini inquadrati in batterie configurate per i riflettori delle imprese commerciali del settore. E’ quindi con imprevedibile stupefazione che mi sono ritrovato a prestare orecchio a questo dischetto e apprezzarne la prospettiva e i caratteri generali.
Il giovanotto ha buone capacità sia di scrittura che interpretative, ha inequivocabilmente una sua personalità, ma è anche un alunno diligente che sa inquadrare quelli che sono gli ambiti oggi in espansione: tanto per fare un nome che andremo poi a incontrare, Davide Van De Sfroos ha fatto scuola e il Ronda pare aver frequentato qualcuna delle sue conferenze mettendo a frutto le esposizioni disegnate alla lavagna dei suoni; ne è un esempio l’ouverture della gradevole La Nev E ‘L Sul che, aldilà dell’uso del dialetto (questa volta emiliano), dà l’impressione di ispirarsi a certe sonorità contenute in E Seem Partii. Anche l’intro della seguente Cenerentola ha una vivace accoppiata fisarmonica-violino palesemente desfroosiana; sono due canzoni attraenti, ricca di intensità la prima e un atteggiamento vocale che mi ricorda un po’ Battiato la seconda.
La malinconica Tre Corsari è il remake in italiano di 40 Pass di Davide Van De Sfroos; lo stesso Davide Bernasconi partecipa duettando con il nostro primo attore e per una volta lascia nel portamonete il suo dialetto lagheé intonando l’idioma italico. E’ una bella canzone, una storia amara di incauti balordi uniti da una stonatura del destino, una storia profonda di intercapedini della vita che s’incrociano. Un’altra track che si può prendere in considerazione è Figli di Chernobyl, un altro duetto: questa volta con Danilo Sacco, voce dei Nomadi; il brano è dedicato ai bambini di Kiev malati di cancro a causa delle radiazioni della catastrofe di Chernobyl; non c’è accusa, ma la desolata afflizione impotente e l’opportunità del calore di un sorriso solidale… Ma anche altre sequenze più personali ed introspettive sanno essere intriganti ed emotivamente partecipi, la scelta dei suoni è imbroccata con propensione (e un po’ di mestiere), il folk è una casualità presa di sbieco, su lati elusivi, abbordato “da parte” come recita il titolo…
La fascinosa Ogni Passo, solo pianoforte & violino, asporta terra introspettiva e sviscera il proprio interiore mentre Cara ha un arrangiamento vivacemente spumeggiante che colora di autosarcasmo sensi di colpa.
‘M L’Avan Ditt è una ballata in dialetto, fatalista & caparbia e un alone romantico che frulla nell’aria… Il Vento è un altro episodio sconsolato “e per farmi più male cancello i tuoi sorrisi…perché il senso di colpa è un dolore malato: l’assurda illusione che con un colpevole il dolore sarà cancellato”; poi la conclusiva La Neve E Il Sole riprende la traccia d’apertura: cuore & anima artigliati dalla vita.
DaParte In Folk: anche così si effigiano fattezze della commedia umana.
Claudio Giuliani
Ronda, Daniele & Folklub – “Daparte in Folk” (CD)
JM Productions – Venus, 2011
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