“…È quello che dovrebbe essere un amico di cui puoi e devi fidarti nella danza come nella vita, quello che tutto può succedere ma sai che nulla ti può accadere.” (Luciana Cerreta)
Faceva caldo, non si respirava, i vestiti attaccati al corpo per l’umidità, come una seconda pelle, come pensieri che non lasciano la presa. Faceva caldo ma tutti erano lì, di già, in attesa; tutti avevano già il suono delle castagnette nelle orecchie, già si figuravano, già erano felici.
Sono i posti in cui sembra ci siano sempre le stesse cose, sono i posti in cui ogni volta c’è una scoperta nuova. C’ero ed avevo le spalle scoperte, c’ero ed avevo i pensieri liberi.
Avevo fumato molto, continuavo a farlo e la gola mi raschiava, ma ho sorriso, di un riso sincero quando ho visto fermo a riprendere fiato un corpo che grondava sudore, uno che mi incanta; ho visto l’amico e il ballerino, ho visto l’affanno della fatica e il sorriso del piacere.
Ho ritrovato la gioia di guardare, l’invidia e lo stupore che ogni volta, tutte le volte, è uguale. Lui è così, racconta la vita e la passione con un movimento del corpo, con lo sguardo fiero, con gli occhi fissi. E’ un quadro che si dipinge, che non prescinde dalla cornice, o forse si, ma solo se ne ha voglia, ma solo se lo decide. E’ l’improvvisazione che solo l’esperienza può dare, che solo l’amore per quello che racconta può creare.
Uno fra i tanti ma uno che non è i tanti, uno che da solo riempie gli occhi, che prende e che poi dà quello di cui a piene mani ha attinto da altri che come lui avevano da raccontare senza troppe parole, solo con i pensieri, solo con un corpo che si inarca e che si avviluppa, che ti scuote e ti confonde che se non sei come lui è, non puoi, non riesci, devi abbandonare.
È il ballerino della tradizione, di quella di cui oggi molti si riempiono la bocca ma di cui poco sanno e molto raccontano. Ero lì che lo guardavo e lui parlava e gesticolava e gli occhi ridevano mentre continuava ad avere il viso madido di sudore e a ridere di uomini e di donne che sono stati maestri che continuano ad essere icone, che hanno forgiato l’uomo e formato il ballerino.
E le cose nascono per caso e per caso diventano scoperte, e le persone si incontrano all’improvviso e sei grata perché quell’improvviso è capitato a te. Perché ogni volta riesce a regalare qualcosa perché tutte le volte torno a casa con un racconto nuovo che sembra uguale al precedente ma che poi non gli somiglia affatto. Lui è così, due braccia alzate che sorreggono il mondo, che anche quando non lottano che anche quando sono lente nel racconto lo fanno con una grazia che è di pochi, che hanno tanta potenza quanta tenerezza. Lui la consapevolezza ma anche l’umiltà, è il riso che ogni vita dovrebbe avere tenendo però sempre ben stretti i pensieri e i dolori che da essa sono indivisibili.
E’ quello che si lancia in un mondo che solo lui riesce a vedere dal di dentro, che gli altri guardano da fuori, come da dietro un vetro che divide e protegge, che non inquina la voglia che non sporca quello che costruisce. È quello che dovrebbe essere un amico di cui puoi e devi fidarti nella danza come nella vita, quello che tutto può succedere ma sai che nulla ti può accadere.
Continua ad essere lui, sempre, ovunque.
Faceva caldo e c’era molta gente, faceva caldo e molti erano sudati, altri erano in disparte persi chissà dietro a quale pensiero, altra ancora erano lì distratti ad occupare il tempo ma io, io ero felice di aver incontrato Maurizio Graziano.
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