MUSEO ONSERNONESE MOE 01, 1999 – TRADIZIONALE/CANTON TICINO E DINTORNI
Piuttosto singolare, nella variegata produzione discografica che ormai da qualche anno si lega alle festività natalizie, questo lavoro che si deve soprattutto all’impegno e alla passione di Ilario Garbani-Marcantini, già protagonista anni fa con la formazione La Mea d’Ora di un certo folk-revival nel cantone svizzero di lingua italiana. Una singolarità che si manifesta innanzitutto nel fatto che (a differenza di altri esempi consimili) non è una sola formazione musicale a esserne protagonista bensì tre, anche se in almeno due di esse si cimenta il citato curatore del disco; poi che il repertorio è decisamente vario, comprendente anche alcuni ballabili (suonati originariamente con le campane nel modo da noi conosciuto come allegrezza); infine per una sua certa poligrafia timbrica e stilistica, fra cori distesi e sacche che si gonfiano, ance che vibrano e frammenti di campane, poesie recitate da bambini e composizioni originali. Tutte caratteristiche queste che, se da un lato ci regalano un disco assolutamente godibile, dall’altro ci propongono alcuni interrogativi sulle motivazioni reali che hanno spinto alla sua produzione: non si tratta di un lavoro certamente filologico, anche se lo si può tranquillamente definire tradizionale nel suo impianto; non ci sentiamo di attribuirgli caratteristiche di progressività per il trasparente rispetto che tutti gli esecutori dimostrano nell’approccio al repertorio; non è un prodotto destinato a un facile consumo perché consideriamo improbabile una massiccia disponibilità di tutti gli esecutori a serate concertistiche imperniate su di loro. In altre parole, un disco molto interessante anche se un po’ misterioso nei suoi assunti teorici, probabilmente realizzato soprattutto per una gran voglia di farlo da parte dei suoi protagonisti, che ci apre qualche spiraglio su versioni un po’ diverse di brani natalizi assai celebri e ci fa riflettere sull’opportunità un uso volutamente arbitrario di strumenti appartenenti ad altre tradizioni, come la zampogna molisana. Un disco che, come tutte le antologie, presenta indubbiamente alcuni limiti d’ispirazione, ma che riesce a esprimere proprio in questa sua eterogeneità una delle sue migliori doti. Utile e ricco di informazioni, anche iconografiche e documentarie, il libretto allegato.
Enrico Lucchesi
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