Quella fra Giovanni Rapetti (scultore e poeta alessandrino, classe 1922, quindi fresco novantenne) e Tre Martelli è una lunga storia di stima e ispirazione reciproche che ci ha già regalato singole pagine memorabili contenute nei Cd “Omi e Paiz” (1995), “Car der steili (2000) e “Tra cel e tèra” (2005). Questa volta il gruppo di Alessandria dedica al “bardo di Villa del Foro” l’intera opera discografica e ci consegna quella che deve essere considerata la più matura e convincente realizzazione della formazione guidata da Enzo Conti. Musicare poesie, soprattutto se –come in questo caso- non in lingua italiana, può rivelarsi un esercizio di stile assai rischioso e la non più brevissima storia del folk revival italiano annovera ormai diversi tentativi non sempre riusciti. Musicare la poesia, infatti, è una faticosa ricerca di equilibrio fra note e parole; è dover rivestire di melodia, armonia e ritmo contenuti pensati per essere soltanto letti; è dotare di cantabilità e di coralità ciò che nasce per intima necessità individuale. Quindi, per poter raggiungere obiettivi così ambiziosi, occorre lavorare di progetto con cuore e coerenza, senza farsi prendere la mano dalle strade rettilinee già percorse da altri cercando piuttosto di individuare cammini originali, liberi da convenzioni o soluzioni preconfezionate. È quello che i Tre Martelli hanno fatto, e lo hanno fatto molto bene. Innanzitutto, un plauso particolare va a Andrea Sibilio, al quale si devono la direzione artistica, la scrittura musicale e gli arrangiamenti. Da anni sosteniamo che lo strumentista alessandrino, tanto bravo quanto modesto, sia uno dei migliori compositori e arrangiatori del folk italiano: in questa prova, si è davvero superato. In secondo luogo, i restanti componenti dei Tre Martelli, troppo frettolosamente –forse- identificati come i portabandiera di un folk disimpegnato e un po’ caciarone: la loro adesione al progetto concretizzatosi in “Canté ‘r paròli” è stata piena e consapevole, e i risultati si sentono. Non una nota fuori posto, non un moto di personalismo (quando non richiesto), non una sbavatura di stile. Tutti bravi. E inoltre, last but not least, tutti i numerosi ospiti fra i quali spicca il cameo di Gastone Pietrucci. Una nota finale, desunta fra le righe del libretto e particolarmente significativa nel quadro di quella progettualità ben finalizzata cui ci riferivamo qualche riga più sopra: “Canté ‘r paròli” è stato registrato in più riprese nell’arco di diciotto anni, dal1994 al 2012. Un lasso di tempo straordinariamente dilatato che assolutamente non incide sulla unitarietà d’intenti, stile e emozioni del progetto diventato finalmente disco. Ottimo lavoro, Martelli!
Roberto G. Sacchi
Tre Martelli – “Cante ‘r Paroli” (CD)
Felmay – FY8193, 2012
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