Amandla AMD001, 1999 – MUSICA TRADIZIONALE / EUROPA
La coralità non è l’aspetto più significativo del panorama folk italiano. Forse per il nostro carattere fortemente individualista il canto corale, se prescindiamo dal canto a tenores sardo, dal trallallero ligure e, naturalmente , dai cori alpini, non mi sembra godere di salute eccezionale.
E’ quindi benvenuto questo lavoro del Cororchestra Cantarchevai diretto da Oliviero Biella, che ci offre un’interessante panoramica sul canto natalizio in Europa, spaziando dall’Italia settentrionale alla Francia, dalla Spagna all’est europeo.
Si tratta evidentemente di una scelta limitata, e ciascuno di noi ha probablimente nella testa una sua personale compilation sul tema, ma nel complesso valida, anche se non tutti i brani mi sono piaciuti allo stesso modo.
I due pezzi migliori mi sono apparsi “Pesen na put”, proveniente dalla tradizione della Tracia bulgara e tratto dal repertorio di Les mystéres des voix bulgares, di cui Cantarchevai propone una rilettura abbastanza ricca di pathos, e “No sé si sera el amor”, un canto spagnolo, eseguito con un elegante accompagnamento strumentale, che, come sottolineano le note del booklet, esprime con grande semplicità lo stupore dell’uomo di fronte al Mistero dell’amore di Dio.
Giocate in casa sono invece la notissima “Vo girand per gli osterie” e la “Stella di Casto”, un canto di questua per l’Epifania, già presenti nella MC del ’91, “Musiche per il Natale”, dei Magam guidati dallo stesso Oliviero Biella.
Suggestiva l’atmosfera dell’ungherese “Bethelem, Bethelem” tratta da un vecchio LP di Marta Sebestyén, mentre decisamente trascinante risulta la melodia provenzale “Pastres, pastressas!”, in cui l’avvenimento della nascita di Cristo è, come spesso avviene nei canti popolari, calato nell’umana quotidianità della vita: bellissima l’immagine della madonna, che, vedendo Gesù nudo non sa che fare, e viene aiutata dalle pastorelle che cercano la paglia per il giaciglio, raccolgono i rami secchi, accendono il fuoco e cambiano il Bambino.
Meno riuscite sono invece la friulana “Noi siam i tre re magi dall’oriente”, la lombarda “E’nato in Betlemme” e l’occitana “Nadal encara!”, a cui forse avrebbe giovato un arrangiamento più innovativo, mentre non mi è piaciuto per niente l’unico brano di composizione, “Esodi biblici”, lodevole tentativo di riattualizzare la tradizione (ma ce n’è veramente bisogno?), tuttavia troppo lontano nello spirito e nell’esito dal resto dell’album.
Un’ultima notazione: il 25% del ricavato della vendita del CD, registrato dal vivo nella chiesa parrocchiale di Lenno (BG) e in quella di San Fermo a Bergamo andrà al Panay Fair Trade Center, un consorzio di produttori filippini appartenente al circuito del commercio equo e solidale.
Paolo Zara
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