Per definizione universalmente accettata, la musica da camera o “cameristica” si contrappone a quella orchestrale o sinfonica per la sua struttura semplice, caratterizzata dal privilegio di poter ascoltare ogni singolo timbro nella sua purezza. Questo ci aiuta a capire gli obiettivi che l’organettista Riccardo Tesi si deve essere prefissato impostando la teoria di questo suo ultimo lavoro discografico. Innanzitutto, rifarsi a una forma “classica” implicitamente conferisce nobiltà musicale a uno strumento di dichiarata origine popolare; in secondo luogo, la pari dignità di ruoli giocati dagli altri timbri presenti nel disco (essenzialmente violoncello, clarinetto e pianoforte) garantisce all’insieme quell’incedere -appunto- cameristico che ben lo definisce.
Da qualche isolata parte si sono levate rade voci critiche in merito all’operazione che qualcuno ha voluto vedere eccessivamente eclettica o, quantomeno, un po’ presuntuosa. Non ci pare meriti spazio confutare queste opinioni che peraltro si muovono in un ambito forse troppo legato agli schemi canonici della “classicità”. Riccardo Tesi non è e non vuole essere un compositore classico, è un musicista che all’organetto diatonico ha consacrato la propria vita artistica, intuendone per primo –almeno in Italia- le enormi potenzialità come strumento d’insieme, non necessariamente solista. E in questo quadro mai lavoro fu più seminale di “Forse il Mare” inciso da Riccardo con Ritmia nel lontano 1986.
Tornando a “Cameristico”, che abbiamo avuto la buona sorte di ascoltare anche dal vivo, siamo più che mai convinti che si tratti di un progetto artistico di grandissimo pregio, nel quale confluiscono tutte le precedenti variegate esperienze artistiche di Tesi in un’equilibrata mescolanza di stili e fascinazioni che vede la sua vena compositiva esprimersi al meglio, ma non solo. La grande efficacia degli arrangiamenti per quartetto curati dallo stesso Tesi e da Daniele Biagini (pianoforte) rendono credibili e per nulla eclettiche o gratuite le molteplici atmosfere contenute nel disco, che ci trasporta da Praga a Istanbul, dall’Appennino tosco-emiliano alle musiche di scena per spettacoli mai realizzati. Damiano Puliti al violoncello e uno stupefacente Michele Marini al clarinetto completano la formazione, arricchita nel disco da alcuni ospiti prestigiosi, fra cui si segnalano Luisa Cottifogli e Alfio Antico. Il miglior tributo all’organetto mai concepito, almeno in Italia. Da non perdere per nessun motivo. www.riccardotesi.com.
Roberto G. Sacchi
Lascia un commento