Aksak è una delle parole magiche della musica del mondo. Sulla sponda opposta alla nostra del Mediterraneo sta a significare l’andamento asimmetrico, quasi claudicante, dei ritmi del vicino e medio oriente: così diversi dalle rigidità dei nostri, così stimolanti in quel loro incedere apparentemente irregolare, in un progredire quasi precario di assoluta attualità e originalità. Assai poco frequentati dai musicisti di casa nostra se non episodicamente, i ritmi zoppi hanno da noi pochi seguaci: tra loro, un ruolo trainante assumono i cremonesi Aksak Project, attivi da anni sia dal vivo sia discograficamente. “Buonvento” vede la luce dodici anni dopo il precedente “Namar” (Ethnoworld), recensito su queste pagine ancora cartacee. Indubbiamente, questa ulteriore attesa prova è necessariamente più matura, per il naturale progredire in tecnica e convinzione dei musicisti che compongono il progetto Aksak e che in parte sono mutati o, come nel caso delle due voci, sono novità assoluta in organico, sia pure in due soli episodi. L’aria che si respira in “Buonvento” è aria insolita, di novità, di serio impegno creativo, di trasformazione di una grande passione in musica viva, capace di contaminarsi con se stessa senza mai diventare troppo ripetitiva, in questo aiutata e sostenuta proprio da quell’aksak magico che annoda e distende le note dei timbri solisti, siano essi gli occidentali sax e clarinetto o gli etnici oud o armonium indiano. Niente cartoline dalle Mille e Una Notte, niente orienti immaginari, niente banalità da café chantant di Istanbul: qui si fa musica, la si scrive, la si arrangia con gusto, classe, passione. Che il ritmo zoppo sia sempre con voi! www.aksakproject.it.
Roberto G. Sacchi
Lascia un commento