Entro subito nel vivo: Trase, l’ultimo lavoro della band sannita Sancto Ianne, propone 59 minuti di ottima musica in 14 tracce, un lavoro corposo, interessante ed avvincente di composizione originale, un prodotto culturale che si caratterizza per la forza dei temi che affronta. E’ un lavoro impegnato e impegnativo, da seguire con attenzione per apprezzare appieno le musiche e i testi, fatti per stimolare riflessioni e considerazioni. L’approccio, fin dal primo ascolto, è gradevole e cattura con le sue parole in dialetto.
E’ il quarto album del gruppo che, nella sua ormai ventennale carriera, è entrato per la prima volta in sala d’incisione nel 2000 con l’autoprodotto Tante bannere tanti padrune. Ha continuato con Scapulà nel 2002 -considerato da Folk Bulletin uno dei migliori tre album dell’anno-, e Mo’ siente nel 2006, usciti con la storica etichetta Folkcub Ethnosuoni. Tutti hanno ricevuto un entusiasmante riscontro di pubblico e di critica. Il terzo CD ha portato tanti riconoscimenti: candidato al Premio Città di Loano, dove è arrivato secondo dopo Lucilla Galeazzi con Amore e acciaio, candidato alla Targa Tenco per l’album in dialetto dove è entrato tra i cinque finalisti insieme a nomi importanti posizionandosi infine secondo dopo i sardi Elena Ledda ed il compianto Andrea Parodi. Uocchie, uno dei brani di quell’album, dedicato a coloro che affrontano viaggi epici sulle carrette del mare in cerca di lavoro e di una nuova opportunità di vita, in cerca di dignità, ospitava la voce araba del cantante Faisal Taher, ed è stato premiato da Amnesty International che lo scelse come testimonial per rappresentare le sue campagne umanitarie nel corso del 2006.
Senza disperdere la grande eredità dei CD precedenti, Trase assembla un’eccellente proposta, confermando con pienezza e maturità il legame del gruppo con il territorio, con la sua storia, la sua cultura. Una delle cifre distintive fin dagli albori del percorso musicale dei Sancto Ianne,- che Trase rappresenta con forza-, è la creatività delle proposte, anche assumendosene i rischi: questa non è una riproposta di musica popolare reinterpretata attraverso una sensibilità contemporanea, ma una composizione originale di testi e musiche. Trase sposta il sound Sancto Ianne sempre più nettamente sul versante della canzone d’autore, con composizione di testi in dialetto (di Ciro Maria Schettino) e musiche originali (di Schettino, Napolitano e Tiseo) che non rinnegano le radici della musica popolare del Sud d’Italia. Gli strumenti musicali sono quelli della tradizione: chitarra battente, mandolino, mandoloncello, tammorra, tamburello, fisarmonica, e si intrecciano con quelli extra-popolari ottenendo un sapore intenso e contemporaneo. Gli arrangiamenti sono molto gradevoli, energici e anche piuttosto diversificati: alcuni strizzano l’occhio alla musica leggera, altri richiamano il mondo arabo, in altri, ancora, risuonano sferzanti i ritmi meridionali. Oggi i Sancto Ianne propongono una musica meno etichettabile, forse proprio per questo molto attraente. Testa e cuore sono gli elementi che ogni ascoltatore riconosce ed apprezza nella loro musica, ed anche stavolta sono ampiamente rappresentati e strettamente intessuti.
Trase tratteggia temi ed atmosfere molto vari. I nuclei intorno ai quali converge sono molteplici: il polo centrale è costituito dai quattro brani composti per il lavoro teatrale “Valani” di Michelangelo Fetto rappresentato dalla compagnia teatrale Solot con il fondamentale apporto musicale dei Sancto Ianne. “Valani” racconta una storia di sfruttamento minorile, di fame e di disperazione che si è svolta fino agli anni Cinquanta. I testi dei brani musicali composti per lo spettacolo sono toccanti, raccontano una tragedia umana, pesano come macigni, mentre la musica gioca a contrasto e quasi li alleggerisce fino all’epilogo Voglio vede pazzia’, finalmente un’apertura, la speranza di un futuro diverso. Accanto a questi brani sono proposti i più intimisti ed esistenziali Trase, la storia di un amore creduto perduto poi, invece, ritrovato, Chi more e chi campa, O tiempo quanno passa. Nel nuovo CD risuonano anche l’impegno sociale e civile sulla perdita del lavoro e le problematiche globali dell’ambiente di Guardame sienteme, ‘A ballata dell’emergenza, Acqua ferma. L’uscita di Trase è stata annunciata diversi mesi prima dal video di Valerio Vestoso sulle note di Guardame sienteme (http://www.youtube.com/watch?v=emVAKoBu0jk), la storia di un uomo che ha perso il lavoro e decide di esprimere la sua protesta salendo su una gru. Il video, in cui i musicisti compaiono all’interno di una fabbrica vestiti in tuta blu, incarna pienamente la carica emotiva ed i contenuti del brano e si conclude con un’immagine di speranza e di futuro. Un discorso a parte merita O Segnor per cortesia: la musica è stata composta sul testo di una lauda di Jacopone da Todi: in nome di una religiosità che passa anche per la mortificazione del corpo come espiazione dei peccati di cui si è macchiata l’umanità, il protagonista richiama su di sé tutti i mali che potrebbero affliggerlo. La musica dei Sancto Ianne in questo caso sembra arrivare direttamente dal periodo antico anche grazie alle sonorità della ribeca e della bombarda. Dedicati alla città di Benevento sono A zucculara, ispirato al fantasma femminile che appare e scompare nel centro storico con rumore di zoccoli (forse il brano un po’ meno entusiasmante in questo splendido CD), e lo strumentale Judeca, che testimonia l’antica presenza di una comunità ebraica. Tra i brani più intimisti si segnala Chi more e chi campa, metafora esistenziale che si sviluppa in un vibrante discorso tra voce e strumenti, con l’intervento del pianoforte a rincorrere le voci infantili di una filastrocca, e la conclusione della zampogna in un vibrante assolo. Chiude il CD ‘O tiempo quanno passa dal testo essenziale e carico di significati, con uno scarno, suggestivo arrangiamento per voce, chitarra e armonica a bocca.
Non può passare inosservato l’intervento di alcuni autorevoli ospiti. L’attore Silvio Orlando legge il testo di Valani, Maria Moramarco, cantante e ricercatrice del gruppo delle Murge Uaragniaun, è una madre che alza un urlo disperato per i «Figli senza a faccia pe chi vo sulo doje braccia». Tonino Intorcia, attore della Compagnia Solot, in Si vo’ Dio è la voce recitante, il giovane Shark Emcee interviene con il suo rap nella ritmata Guardame sienteme, infine la zampogna di Nico Berardi si strugge in Chi more e chi campa. E ancora Antonio Pasquariello, componente di una precedente formazione, suona la chitarra elettrica in Trase, Giovanni Francesca, chitarrista di estrazione jazz, interviene in ‘A forma ell’acqua ed il flauto traverso di Carlo De Matola si fa apprezzare in diversi brani.
Trase (Entra), oltre ad essere la title-track è un invito all’ascoltatore a varcare l’uscio, ad unirsi e a partecipare. Sulla foto di copertina del CD una mano contadina si accinge a spingere un pesante portone in legno; ebbene, si apre il portone e troviamo loro, i Sancto Ianne, ovvero Gianni Principe, Ciro Maria Schettino, Alfonso Coviello, Raffaele Tiseo, Sergio Napolitano, Massimo Amoriello sorridenti, seduti lì ad aspettarci. Entriamo, e buon ascolto!
Carla Visca
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