Forse un festival non dovrebbe mai essere giudicato dalla sua serata finale, quella di punta, quella per cui molti organizzatori spendono buona parte del budget disponibile. Quella che si svolge magari nei week e per cui si aspetta la sala, la piazza o il lungo mare pieno. Un festival dovrebbe essere giudicato per la sua prima giornata, per i suoi primi concerti: è questa qualità che domina, sono queste scelte che mostrano il carattere vero della direzione artistica.
Dunque quest’anno ho potuto, ho voluto assistere alla prima giornata del “Premio nazionale città di Loano per la musica tradizionale italiana”, giunto alla sua nona edizione.
Prima dei commenti su quanto ho potuto vedere ed ascoltare, facciamo un po’ di storia.
Quello di Loano è un premio/festival che promuove e valorizza la produzione contemporanea di musica tradizionale di radice italiana attraverso il coinvolgimento di artisti, etichette discografiche, giornalisti e operatori culturali.
Il festival, come indica il nome, si sviluppa attorno ad alcuni premi:
– il Premio alla migliore produzione discografica (assegnato in base a votazione di un’ampia giuria formata in buona parte da giornalisti musicali). Il premio Miglior Album 2012 quest’anno è stato vinto dal disco “Italia Talìa” di Mario Incudine. Una vittoria meritata. E giustificata ufficialmente non solo dal talento dell’artista siciliano per la narrazione musicata, ma anche dalla sua capacità di partire dalla cultura siciliana e andare altrove. “Un album che spalanca nuove porte a chi vuole cimentarsi con un genere felicemente impuro, che deve fare i conti tanto con il presente, quanto con il passato”. Riguardo al premio segnalerei, come giurato, la presenza di un numero veramente notevole di produzioni discografiche che arrivano dal sud, e in particolare dal Salento. Un segno sia di quali siano le tendenze del piccolo mercato del folk revival, sia di quali siano oggi le aree culturali italiane con maggiore vitalità creativa;
– il Premio alla carriera che è andato quest’anno ancora ad un musicista siciliano, Alfio Antico. Gli è stato assegnato “per la sua rilevanza nella musica tradizionale, che ha interpretato con la passione per le radici e la consapevolezza del presente, riannodando fili tutt’altro che invisibili – quelli della tammorra e della vita agreste, del richiamo della terra e del cielo – e rilanciandoli nel contemporaneo. L’immaginario popolare siciliano, in lui, si è sempre mescolato con la commedia dell’arte, la poesia, la musica del mediterraneo, ed è arrivato ad approdare su territori spirituali di grandissima suggestione, in un viaggio tutt’altro che concluso”;
– Infine il Premio ad una realtà culturale che abbia avuto un ruolo rilevante nel campo della musica tradizionale di radice italiana. Premio che è stato conferito al Circolo Gianni Bosio, un circolo storico di Roma che “ha mantenuto salda, per più di quarant’anni, la sua vocazione per la memoria”. Una vocazione, ricorda lì organizzazione del Premio, che si è “incarnata in una rivista, I Giorni Cantati, una scuola di musica, una serie di eventi in cui il ricordo è stato spesso il centro dell’azione. Un’azione fatta di ricerche ininterrotte, sul campo, illuminate da un senso di appartenenza, quella al mondo del lavoro, che pure in mezzo a molte difficoltà non è mai venuta meno”.
Torniamo tuttavia alla “mia” prima giornata del Premio, il 22 luglio.
Nel tardo pomeriggio un importante omaggio alla voce di Alberto Cesa, un artista indimenticabile per tutti coloro che nel passato ne hanno apprezzato le scelte musicali. Dalla ricerca nel mondo della tradizione piemontese alla nuova canzone popolare, una ricerca più che trentennale: dal 1974 al 2010, anno della sua morte. Ma un artista da ricordare anche a coloro che non hanno mai ascoltato un disco di Cesa. Lui e il suo gruppo Cantovivo sono stati infatti uno stimolo fondamentale nel rendere il Piemonte una delle regioni più feconde di artisti e gruppi attivi ancora oggi.
L’omaggio ad Alberto Cesa è stato reso dall’Associazione Cantovivo e dal gruppo Alberkant, sia con interventi musicali che con il racconto di aneddoti e esperienze della sua vita.
Poi la serata con due concerti che presentavano due diversi incontri.
Il primo è tra la musica ligure, rappresentato dal recente gruppo musicale Uribà (il loro primo cd ha partecipato al Premio per la migliore produzione discografica 2012), e la tradizione orale corsa rappresentata dai “Dopu Cena”, un collettivo di cantanti e musicisti che esprime l’essenza delle varie regioni della Corsica. Uno spettacolo qualitativamente interessante, sia per la qualità dei brani presentati, sia per l’energia degli esecutori.
Infine il secondo concerto, l’incontro tra la musica che guarda a est, all’oriente, ai balcani – rappresentata dall’Orchestra Bailam, attiva dal 1989 e composta da ottimi musicisti – e il canto trallallero, una forma di canto polifonico diffuso nel genovese, rappresentato in questo caso dalla Compagnia di Canto Trallallero nata nel 2012.
Un contatto tra due culture apparentemente molto lontane non creato per l’occasione – come spesso capita nei festival – ma pensato, ragionato e sviluppato da tempo tanto da divenire un disco: “Galata”. Un incontro nuovo, che sonda strade nuove, con arrangiamenti ben curati e melodie appassionanti.
Ma, scusate, rischio di “cadere” nella recensione di “Galata”, tra l’altro già fatta su Folk Bulletin dal direttore Roberto G. Sacchi.
Quello che mi compete in questo caso è raccontare un’emozione. Intensa e piacevole.
Dunque un’ottima prima giornata. In crescendo e con tutti i tasti giusti per far abbandonare lo stupido preconcetto che non si possano unire insieme cultura e divertimento.
Certo non ho seguito i successivi eventi che culminavano nel concerto/incontro (26/7) tra la Banda della Posta e Vinicio Capossela. E mi sono perso anche lo stage di danze sarde dell’amico Lucio Atzei. Dalla vita non si può avere tutto. E qualcun altro, sono sicuro, riempierà le mie lacune.
Ma se il senso vero di un festival è proprio racchiuso nella sua prima giornata, non posso che fare anche quest’anno i complimenti all’organizzazione del nono “Premio nazionale città di Loano per la musica tradizionale italiana”.
Tiziano Menduto
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