Tamikrest nel linguaggio dell’etnia Kel Tamashek, significa “incrocio”. E un incrocio è un punto singolare: è uno spazio dinamico, perché vive del movimento di chi lo attraversa; nel contempo è un punto fisso, in cui gli sguardi, le voci, i gesti di chi viaggia e di chi è fermo all’incrocio (e magari lì ci passa una vita intera) si incontrano, per un attimo, per un’ora o per un giorno. E tutti, chi passa e chi sta, trattengono per sé qualcosa, e qualcosa lasciano in cambio, in una mescolanza di linguaggi e culture. Così accade per la musica del gruppo maliano; una musica in perenne movimento, in viaggio tra influenze che non sono solo musicali, ma che rinviano piuttosto a dei luoghi, fisici e culturali, che nella loro proposta appunto si incrociano. La musica dei Tamikrest è in effetti solidamente fondata sulla matrice sub sahariana, ma su di essa si innestano echi di psichedelia e cantautorato americani, dub e rock britannico (dal progressive dei King Crimson ai Pink Floid). Ed ancora in essa si riconosce e ritrova un Oriente che si estende sino all’India e, quasi misteriosamente (ma non troppo), impasti vocali che abbiamo sentito a ben più alte latitudini. Discorso a parte il blues, che per i Tamikrest non è una semplice influenza d’oltreoceano, ma è un suono che, ripercorrendo quel sentiero già esplorato dall’immenso Alì Farka Tourè, dall’America torna alle proprie origini africane, e così facendo spiega la genesi di tanti stili meticci. In questo senso Chatma può essere “letto” in varie maniere. Ascoltandolo si possono raccogliere e catalogare citazioni e influenze, e così facendo seguire rotte inusitate che circumnavigano il globo. Si possono ricercare gli aspetti più etnico-tradizionali, e cogliere come tutto si evolva attraverso l’incontro tra diverse culture. Se ne può evidenziare la valenza politica, perché in esso, attraverso le vicende delle sorelle (questo il significato della parola chatma), e delle donne, si raccontano quelle dell’intero popolo tuareg. Oppure, semplicemente, ci si può abbandonare al flusso ammaliante di questi suoni, che senza mai essere banali o “furbi”, hanno il potere di arrivare facilmente a tutti, in questo rispondendo a un preciso intento del gruppo. Un disco ottimo e importante, assolutamente affascinante.
MARCO G. LA VIOLA
Tamikrest – “Chatma”
Glitterbeat, 2013
www.glitterbeat.com
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