La NUOVA SERIE de’ LA PIVA DAL CARNER ha pubblicato in ottobre il suo 3° numero ed ha compiuto il suo primo anno di vita. E’ trascorso del tempo dalle buttate dei primi foglietti privati !!!
Un numero leggerino questo ma pur sempre di 28 pagine. La Tribuna viene rinviata in attesa che riparta un confronto-dibattito sui temi generali; questa volta è rimasta chiusa in quanto i collaboratori hanno preferito inviare saggi, memorie, testimonianze e quant’ altro. Ben vengano anche questi materiali.
In apertura Mauro Geraci presenta un saggio sui cantastorie-poeti siciliani che cantano la ininterrotta guerra che dal 1943 insanguina la sua Sicilia. Dallo sbarco sull’isola degli alleati, facilitato dalla mafia, fino alle vicende attuali c’è un filo conduttore che Geraci ci descrive attraverso il percorso del canto popolare.
Segue la simpatica testimonianza di “Vongunten”, che ha voluto mantenere l’anonimato, dove prende corpo l’ immagine di suonatori di piva, le “pivarsane” (pive reggiane) che, provenienti dal Reggiano, passavano il confine e dilagavano nella Bassa Mantovana.
Giorgio Boccolari invece, attorno al nonno socialista Alfredo Garuti, abbozza un bel quadro sulla vicende sindacali e sull’uso del dialetto nella Rubiera (RE) di inizio Novecento mentre Vittorio Delsante produce una nota critica sulla attività della associazione degli amici del museo Guatelli di Ozzano Taro (PR).
Bruno Grulli, Giacomo Rozzi e Paolo Simonazzi trattano poi della presenza della piva nelle Valli dei Cavalieri e nelle Corti di Monchio (Alta val d’Enza ai confini tra le province di Parma e Reggio Emilia) dove alcuni membri della famiglia Dalcielo tra la fine del ‘700 ed i primi anni dell’800 e forse fino ai primi anni del ‘900, soffiarono nella baga spostando molto ad Est il margine dell’uso stanziale dello strumento che dà il nome a questa rivista. Continuano dunque a concretizzarsi i tasselli del grande mosaico sulla cornamusa emiliana. Nel blog “Antiga damand la Piva dal Carner” del 2011 qualcuno disse che le pive, chiuse in un museo, erano solo pezzi di legno. Se invece non gli si dà l’anima tessendo un racconto sulla loro storia, sui repertori, sulle leggende sulle informazioni riguardanti i suonatori, come sta avvenendo su queste pagine, anche applicandovi un ‘ancia e facendole suonare resterebbero solo dei legni che suonano. La piva è qualcosa di più e non se ne può ignorare il passato.
Lungi dal voler avviare una rubrica di recensioni la redazione fa una eccezione per il recente libro:” Altruismo e cooperazione in Petr A. Kropoktin” curato da Giancorrado Barozzi di Mantova in quanto nuovo membro della redazione della PdC.
Completa l’opuscolo rudimentale un racconto di Marco Mainini sul suo recente viaggio in Scozia e la rubrica di aggiornamento alla anagrafe dei suonatori di piva.
Lascia un commento