Esistono angoli di Milano, dove si riesce a dimenticare la metropoli frenetica che essa è e in cui sembra di essere trasportati in un altro mondo, in un lontano passato: uno di questi si trova nel quartiere di Crescenzago, nella periferia nord-est della città, in fondo alla multietnica via Padova, intorno alla chiesa di Santa Maria Rossa, antica canonica del XII secolo, gioiellino dal romanico lombardo, che con alcuni edifici vicini fa respirare la sensazione di essere in un borgo medievale.
Qui opera Il Circolino, Centro di Solidarietà della Compagnia delle Opere, associazione molto attiva nel territorio, che organizza a scadenze ravvicinate, d’estate e d’inverno, incontri culturali, concerti, proiezioni cinematografiche, presentazioni editoriali, eventi di vario genere, uniti alla possibilità di utilizzare un ottimo servizio ristorante e degustare eccellenti birre artigianali.
Proprio nell’accogliente salone del Circolino, sabato 14 dicembre i Barabàn (Aurelio Citelli, Giuliano Grasso, Paolo Ronzio e Maddalena Soler) hanno presentato il loro nuovo spettacolo natalizio (in realtà già in repertorio dal Natale 2012), intitolato Le Dodici Notti, che sostituisce, e in parte ricomprende, l’acclamato La Santa Notte dell’Oriente, da loro fatto conoscere in tutta Italia a partire dalla seconda metà degli anni ’90. Rispetto a quest’ultimo, Le Dodici Notti appare musicalmente meno “etnico” e più orientato verso le sonorità dell’Italia settentrionale, con alcune puntate a sud del Po e una particolare attenzione alle musiche provenienti dalla tradizione delle valli alpine e appenniniche.
Il percorso delle “dodici notti sante” che portano dal Natale all’Epifania, «tempo della Natività̀, di sacre rappresentazioni ma anche tempo “fuori dal tempo”, d’inizio e fine, di riti di passaggio, di credenze, degli uomini, del cosmo», si apre con la Nina, bellissimo canto di annunciazione proveniente dalla provincia di Vicenza, che quasi in una sequenza da dramma popolare racconta la vita del Salvatore, proseguendo poi con una serie di brani di forte suggestione, capaci di destare grande commozione non solo per la bellezza delle musiche, ma anche per la ricca semplicità dei testi, che infondono la concretezza della vita quotidiana nella profondità del contenuto evangelico e fanno prossimi all’esperienza di ciascuno avvenimenti apparentemente lontani nel tempo.
Fra i molti brani meritano sicuramente una citazione la carnica Staimi atenz, racconto della Notte Santa e dei prodigi che accompagnano la nascita di Gesù, il cinquecentesco nöel savoiardo Jacottin, la divertente Incuminsa ‘n meise avanti, un canto raccolto a Genova Sampierdarena, che descrive la preparazione al pranzo natalizio di una povera famiglia genovese, la celebre Puer natus, un’emozionante contaminazione fra un canto liturgico in lingua latina e la pastorale friulana Lusive la luna, la dolcissima ninna nanna ligure Adormite curumbu, l’allegra A cantarvi la Befana, versione laica e scanzonata di un notissimo canto di questua per l’Epifania. Notevoli anche i numerosi strumentali presenti nella scaletta, dalle Pive dei Navigli e di Rosate alle Pastorali di Varese e dei Giovi.
Forti applausi e grande consenso hanno accolto la fine del concerto, che è naturalmente proseguito con gli immancabili bis, Fuga in Egitto, con un curioso testo tratto dai Vangeli Apocrifi, e, a grande richiesta del pubblico, la riproposizione di Staimi atenz: ancora una volta grazie ai Barabàn, che in tanti anni non mi hanno mai deluso e che, affrontando le più svariate tematiche, dall’emigrazione alla Resistenza, dal Natale alla Grande Guerra, hanno sempre saputo mettere nel loro lavoro una grande tecnica ma soprattutto una grande passione.
Paolo Zara
– ASSOCIAZIONE CULTURALE BARABÀN
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