FolkClub Ethnosuoni, 2010
E’ una gioia per il cuore e per lo spirito l’ascolto di questo album, “Vertigo”, secondo lavoro dei A fil de ciel, gruppo di origine cuneese che lavora prevalentemente su e con materiali musicali e culturali dell’area Occitana. Ma non solo come ben evidenziato da un brano della tradizione sefardita, Ven Kerida, ven amada, che come brano di introduzione all’album è un biglietto da visita di grande e profonda intensità, con la voce incantata di Rossella Pellerino che si interseca a delicate melodie costruite dal violino ed accompagnate dalla chitarra acustica e dal violoncello. Uno sguardo lontano dall’area Occitana ma altrettanto pieno di passione e di nostalgia. Così come ricca di nostalgia è la melodia che apre Vertigo, con il suono del flauto che attraversa il cuore, l’organetto che distilla note piene di malinconia che aprono il cuore e lo sguardo ad orizzonti senza fine. Risalente, probabilmente, ad una canzona di troubadores è La romanza di Clotilda, che racconta le vicende di Clotilde, figlia di Clodoveo, sposa del re visigoto Amalarico. Una storia intensa, piena di mistero, di guerre e sangue. Il climax sonoro rimanda a riminiscenza delle sonorità degli indimenticati Lyonesse ed all’Alan Stivell della fase elettrica. Organdi è, invece, una sorta di atto d’amore nei confronti della ghironda, strumento di particolare suggestione la cui “gestione sonora” impone sacrificio e passione, attenzione al particolare e simbiosi musicista-strumento come ben Gabriella Brun dimostra di possedere. Espressione della fede popolare delle valli Occitane sono alcuni dei brani presenti in questo lavoro come, ad esempio, è L’Anonciacion che racconta la vicenda dell’annuncio dell’Arcangelo Gabrielae dell’imminente e misterioso concepimento a cui Maria andrà incontro. Ghironda e voce sono gli ngredienti principali di questo brano pieno di mistero. Così come pieno di mistero è Sant Jusep embo Maria con il violino a costruire mondi sonori di struggente ed ammaliante nostalgia. Un album forte, importante, ricco, “magico”, “Vertigo”. Un album che, con la sua originalità riesce ad avvicinare tutti gli appassionati di musica popolare a suoni straordinari quali quelli della tradizione Occitana, figlia del vento e dei silenzi delle sue valli. Una cultura fatta di sobrietà e, paradossalmente, di silenzi. Quei silenzi capaci di raggiungere, conquistare e scardinare i cuori più chiusi ed ispidi…
Rosario Pantaleo
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