I componenti del gruppo sono i fratelli Sangineto: Adriano (arpa celtica e voce) e Caterina (voce, salterio ad arco, flauti e percussioni); a loro si affianca Tiziano Cogliati (chitarra, voce e tastiere), e in un paio di brani i tre sono accompagnati da Roberto Gallenda e da Lorenzo Basile (entrambi tamburello a sonagli). Dopo abbondanti e graditissime scorribande nel mondo della musica celtica e nella musica storicamente collocata tra Rinascimento e prima età moderna che hanno dato loro grande notorietà, il gruppo è stato sollecitato ad occuparsi anche della musica popolare italiana. Questo disco è la loro risposta e ci offre all’ascolto dieci brani quasi tutti appartenenti al repertorio della musica tradizionale italiana.
La prima questione che ci è venuta in mente durante l’ascolto è: i brani sono riprodotti con la fedeltà dovuta ai cantori popolari che li hanno inventati e trasmessi nel corso dei secoli, oppure è stata tentata un’operazione, oggi tanto di moda, di reinvenzione in chiave moderna? Ebbene, la risposta è più orientata verso la seconda ipotesi, ma bisogna pur dire che il tutto è condito da abbondanti dosi di buon gusto, né poteva essere diversamente data la riconosciuta musicalità che è insita nella loro natura.
Questo fa sì che la loro musica sia di gradevole ascolto, levigata e raffinata. Bene, diranno i miei sparuti lettori, cosa vuoi di più? Vorrei solo un pizzico di fedeltà filologica in più: le voci dei portatori originali hanno (quasi) sempre una grinta e un filo di sguaiatezza che le rende autentiche perché sono specchio fedele della durezza della vita nella civiltà contadina. Esperienze che i nostri evidentemente, per loro fortuna, non hanno avuto e dunque, se volessero imitare quelle voci, dovrebbero prima studiarle.
Suggerisco a Caterina l’ascolto attento e ripetuto dei dischi di quella che io, e non solo io, considero la più grande esecutrice dei nostri tempi: Giovanna Daffini, la cui voce sottile ed accorata è percorsa da una sottile drammaticità che le deriva dalla sua esperienza di lavoro come mondina nelle risaie padane. Secondo me la sua voce ha in potenza tutte le qualità per regalare a tutti coloro che si sentono orfani della voce di Giovanna un’occasione per riascoltarla dal vivo. Un’esperienza che chi scrive ha vissuto nel lontano 1964 al teatro Odeon di Milano durante la riproposizione del celebre spettacolo “Bella ciao” e che fu assolutamente indimenticabile!
Altrettanto vale per i suoi compagni: sono musicisti di grande valore e dunque possono usare queste doti per (ri)creare una musica, quella tradizionale-popolare, che forse non ha ancora finito di esprimere tutto il suo potenziale comunicativo. Facciamo loro tanti auguri in questa (non facile) avventura e li aspettiamo fiduciosi al prossimo disco.
Per ricevere il CD contattate l’Ensemble:
www.ensemblesangineto.com
Tito Saffioti
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