Ci sono i musicisti di tango “ortodossi” funzionali esclusivamente al ballo, quelli che si muovono ogni tanto verso gli stilemi del jazz, quelli che interpretano questa musica anche con strumenti che violano “le regole” (citiamo l’inedito e ottimo duo italiano organetto diatonico – violoncello Colores de Tango) ed altri più legati al jazz ai quali piace reinventare i temi legati a questo straordinario linguaggio musicale, un autentico crogiuolo nel quale è divertente ascoltare ed indovinare gli influssi delle più disparate influenze europee arrivate sulle rive del Mar della Plata. Il chitarrista Paolo Giaro fa parte di quest’ultima categoria, e questa sua recente incisione per la prestigiosa etichetta salentina Dodicilune ne dichiara appunto la sua appartenenza. Certo, la possibilità intrigante di poter avere la libertà di improvvisare sui temi classici è un piatto troppo prelibato perché i jazzisti se lo lascino sfuggire, ma d’altro canto è anche facile cadere nel banale e nel già sentito.
Questo lavoro lo trovo interessante ed originale: gustatevi ad esempio, nel suo nuovo elegante vestito “argentino” la rilettura del classico monkiano “Criss Cross” e la rivisitazione della celeberrima e super suonata “Estate”, che sembra spostare l’origine di questa stupenda canzone dalla Roma di Bruno Martino alla Buenos Aires del tango.
Ma l’ossatura dei questo bel “Tango Nuevo Latin Jazz” è senz’altro l’estro di Paolo Giaro, chitarrista, cantante e qui soprattutto compositore che si è scelto un bel gruppo di ottimi musicisti – per la maggior parte jazzisti – che interpretano nel migliore dei modi i suoi arrangiamenti. “Tango agridulce” ad esempio, con un bel “call and response” tra le due voci, la struggente “Dancing in the autumn light” ed ancora la conclusiva “Sudamerica” che con un dialogo iniziale sax – batteria per poi svilupparsi in una sorta di “biglietto di saluti” dal variopinto e straordinario mondo argentino. Quello del tango, naturalmente. Bello ed intrigante.
Alessandro Nobis
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