Ghetonìa – MARA L’ACQUA/AGAPISO/MALìA – AnimaMundi Edizioni AM 30, 2014
Mara l’acqua, Agapiso e Malìa, i primi tre album della storica formazione salentina Ghetonìa, usciti in musicassetta tra il 1993 e il 1995 e ormai introvabili, nel 2014 sono stati ripubblicati in un doppio CD dalla label Animamundi Edizioni, grazie al supporto ottenuto con il crowdfunding.
Fondati da Roberto Licci e Salvatore Cotardo, i Ghetonìa hanno svolto un importante lavoro di recupero delle tradizioni del tacco d’Italia, in particolare della Grecìa salentina, un’area a cui oggi fanno riferimento nove comuni, in cui resiste l’antico patrimonio culturale greco e si parla una lingua ellenofona dai suoni melodiosi, il griko. E griko è anche il nome dei Ghetonìa (vuol dire vicinato) che nacque come trio all’inizio degli anni ’90: Roberto Licci alla chitarra e alla voce, Pierangelo Colucci alle percussioni, Salvatore Cotardo ai fiati. “Bisogna dire che in quegli anni la musica popolare era stata quasi dimenticata. C’erano solo i cantori tradizionali, che si esibivano però in date obbligate quando cantavano la Passione di Cristo a Pasqua o la Strina a Natale, e pochi altri solisti come me. Tranne il Canzoniere (Grecanico Salentino, ndr), tutti i gruppi famosi che oggi calcano i palchi allora non erano ancora nati”, sono le parole di Roberto Licci raccolte nell’interessante intervista di Marco Leopizzi che, insieme a foto e locandine dei concerti dell’epoca, accompagna e arricchisce la publicazione. In tempi non sospetti, molto prima della riscoperta a livello internazionale della musica salentina, quando non era neanche lontanamente immaginabile la pizzicamanìa poi diventata imperante e mistificante, i Ghetonìa si affiancarono all’opera di associazioni culturali del territorio con il meritevole intento di valorizzare il patrimonio griko, per ridare vita alle musiche di tradizione.
Ascoltare i due CD permette di affacciarsi sulla musica salentina con un excursus di ampio respiro – di 35 brani – sulle tradizioni provenienti dal mondo contadino e su quelle provenienti dal mare: Lu rusciu de lu mare, la superba Ninna nanna, Rondinella ci mbarchi lu mare, Sutt’acqua e sutta jentu, il canto di lavoro Fimmene fimmene, alcune pizziche (Pizzica tarantata e Pizzica di Aradeo), Santu Lazzaru intonato durante la Settimana Santa, e poi Kali nifta, Exi psixì, Agapiso, Agapimu fidela protinì, Klama (Andra-mu-pai), Aspro to kartì, alcuni dei quali sono stati musicati dai Ghetonìa stessi, essendo nati in origine come testi poetici.
“Eravamo tre musicisti di estrazione completamente diversa. Roberto era tra i migliori cantori della musica popolare, con voce profonda e intonazione perfetta. Pierangelo era esplosivo, con un assolo riempiva già un concerto, appassionato di tutte le musiche etniche, specie del mediterraneo e mediorientali. Io avevo invece una formazione classica e jazz, cresciuto con John Coltrane” racconta Cotardo. Arrangiamenti rispettosi del materiale tradizionale e suggestivi: voce e tamburello sono sovrani; vengono inseriti in modo discreto strumenti non attinenti la tradizione come sax e clarinetto. Dal secondo album la presenza della voce femminile ben caratterizzata di Emilia Ottaviano, nel terzo album ecco comparire anche il contrabbasso di Angelo Urso ed il suono dei Ghetonìa arricchirsi ancora con l’ingresso di Emanuele Licci alla chitarra e voce, Franco Nuzzo al tamburello ed alle percussioni e Antonio Cotardo al flauto traverso; l’ascolto in sequenza dei tre album consente di cogliere le tappe dell’evoluzione dei suoni della band e la loro idea di “contaminazione” musicale. Colpisce, oggi, riascoltandoli, la sobrietà e la contemporaneità degli arrangiamenti.
L’uscita dei CD, valorizzata anche da alcuni concerti dei Ghetonìa -con i componenti della formazione originaria insieme ai membri attuali-, tra i quali uno proprio a Melpignano nel convento degli Agostiniani, rappresenta un’iniziativa culturale lodevole, per non disperdere un pregevole patrimonio musicale.www.suonidalmondo.com
Carla Visca
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