VIVI RECORDS, CD 004, 1999 – FOLK CONTEMPORANEO/OCCITANIA ITALIANA
L’area occitana della penisola non cessa di produrre nuovi gruppi e proposte di grande interesse.
L’ultimo arrivato è “La buffa storia”, L’estorio drolo, formazione nata nel lontano 1992 in quel di Lorient, tra poderose bevute di birra e sidro accompagnate dal suono delle cornamuse. Soltanto l’anno scorso l’esperienza di un lustro di ricerche e concerti nelle valli cuneesi si è tradotta nella pubblicazione di un CD, che, secondo quanto gli stessi musicisti dichiarano nelle note di copertina, non rappresenta più la realtà attuale del gruppo, ma piuttosto una sorta di bilancio “senza nessun rimpianto” del lavoro finora svolto.
L’album è rigorosamente acustico, molto vario e quindi estremamente piacevole da ascoltare.
Ci sono le danze tradizionali e di composizione, fra le quali mi ha particolarmente colpito “Countradanso di Juspin Sezet/balet de Jouan Bernardi”, e i canti: molto belli “Pinot Delfin”, una suggestiva melodia d’amore della Val Vermenagna, e “Lou Viage”, il cui testo è ripreso da uno dei Vangeli apocrifi e racconta il fortunato incontro fra un contadino e la Sacra famiglia.
Le cose più interessanti del CD, comunque di un livello complessivo più che discreto, sono collocate al termine.
“La chansoun de Nadu”, un brano scritto dal cantante e violinista Vittorio Fino per la musica e dal ghirondista Roberto Tommy Tomasini, è tratto da uno spettacolo realizzato dal gruppo nel 1995, in occasione del 50° anniversario della Liberazione, e intitolato “Che anno era, cerchiamo di ricordarcelo”. Il pezzo, ricco di pathos e caratterizzato da un ritmo incalzante, rievoca un episodio della Resistenza, offrendo una visione non stereotipata della Guerra Civile 1943-45, in cui a vincere è soprattutto l’umano che vive al di là di ogni divisa e di ogni barriera ideologica.
L’album si conclude degnamente con la versione occitana de “Il suonatore Jones” di Fabrizio De André, commosso omaggio a una figura che è stata così importante per la musica italiana e per il mondo del “folk”.
Paolo Zara
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