Un CD tutto dedicato al mare, alle sue onde sinuose e incessanti, alla sua suggestione: si tratta di Mamma sirena, il recentissimo lavoro della storica formazione salentina Officina Zoè.
L’acqua è il fil rouge di questo album, una raccolta di brani costruita dall’appassionata e paziente ricerca di Cinzia Marzo nel repertorio salentino, mentre la cifra è nella musica delle origini, nella rivisitazione delle tradizioni. Nonostante la caratteristica posizione geografica, circondato per tre lati dal mare, il Salento non è noto per una ampia presenza di brani di tradizione ispirati al mare: questa la complessità del lavoro di esplorazione della Marzo che, tuttavia, non ha impedito di mettere insieme uno splendido, avvincente album. I testi sono tradizionali, in alcuni casi rielaborati, con la musica composta da Cinzia Marzo, ad eccezione della prima traccia del CD Mare d’Otrantu mia. In questo “classico” del repertorio del tacco d’Italia, scritto da Antonio Sforza e musicato da Angelo Piconese, l’originale arrangiamento di Officina Zoè introduce la novità di una chitarra elettrica e di melodie che richiamano l’altra costa del mar Adriatico. Il mare può essere periglioso, così nella seconda traccia incontriamo Venti e burrasche, maggiormente riferite ai rischi dell’amore piuttosto che a quelli del navigare. Con il terzo brano, la title-track, la suggestione del canto delle sirene ammalia l’ascoltatore: “All’alba canta la sirena a mare. Porti lu pettu chino de catine, me teni ncatenatu e nu’ me sciogli”. Il brano, tra i più fascinosi, si lancia in una pizzica per la durata di quasi quattordici minuti. Segue Li bellizzi, che sembra una fiaba ambientata tra re, principi, baroni, belle donne e naviganti. Doi lampi, invece, evoca basilischi, serpi, sirene che hanno occhi come lampi per dare tormento all’uomo; lui invoca la donna amata per avere ristoro, lei è sorda al suo appello. La marina è un classico canto marinaresco in cui vengono decantate le doti della figlia del marinaio. In Fice lu ngegnu il creatore del mondo viene benedetto, in particolare perché “fice lu mare tantu cupu e funnu, ogni vascellu pozza navigare. Fice lu mare cullu pisce an funnu”. A Nuvaie, una pizzica tradizionale, esalta le bellezze femminili, Fici na nave è una canzone d’amore in cui il pescatore immagina di essere una nave, Comu è bellu esalta l’andar per mare.
Lavoro originale nel suo percorso di esplorazione intorno all’acqua -elemento indispensabile alla vita-, affascinante per la forte presenza dell’elemento femminile, Mamma sirena presenta arrangiamenti ricchi e toccanti con le “voci” del violino, dell’organetto, del flauto e del mandolino che dialogano con le espressive e potenti voci femminili che sono il cuore pulsante dell’album. I ritmi dei tamburi a cornice coinvolgono l’ascoltatore.
Finanziato da Puglia Sounds, edito da AnimaMundi edizioni, avvolto in una raffinata copertina che mostra immagini dal Missale Gelonese dell’ottavo secolo e, nel booklet, miniature da bestiari medievali, Mamma sirena è un album avvincente, curato e, allo stesso tempo, rispettoso delle origini di partenza.
Accanto ai testi dei brani, nel booklet troviamo citazioni dal libro Il canto delle sirene di Maria Corti.
Officina Zoè, attiva da oltre vent’anni, attraverso il suo caratteristico sound tendente a ricreare la trance della pizzica, è stata una delle formazioni propulsive per la riscoperta delle tradizioni del Salento. E’ attualmente formata da Cinzia Marzo alla voce, flauto dolce e armonica a bocca, Luigi Panico alla chitarra, Donatello Pisanello all’organetto e alla mandola, Giorgio Doveri al violino, mandolino, cupa cupa, zitter, Silvia Gallone ai sonagli, tamburello, tammorra, lira calabrese, Lamberto Probo alla tammorra, tamburello, voce. In questo lavoro compaiono anche Francesco Probo alle chitarre elettriche e Ottavio Marzo alla voce. Mamma sirena è il loro sesto lavoro in studio.
Carla Visca