Béla Fleck, di evidenti origini ungheresi, è comunemente definito “il re del banjo” oppure “il più grande banjoista vivente”) e, credeteci, non v’è esagerazione in tutto questo.
Nato a New York cinquantasette anni fa, è stato membro fondatore di formazioni rivoluzionarie come New Grass Revival o Flecktones e a Milano si è presentato insieme con Abigail Washburn, trentottenne dell’Illinois, virtuosa di clawhammer banjo, conosciuta da Béla qualche anno fa e poco dopo sposata. Un duo davvero straordinario sulla carta… eravamo proprio curiosi di ascoltarli dal vivo. Oltretutto lo stesso Fleck non è che nel nostro Paese abbia poi tenuto molti concerti.
Ci siamo messi a sedere convinti di assistere a una disfida tra due autentici virtuosi, chiedondici se il pubblico del Blue Note fosse ben conscio che con questa formazione (ascoltare il recente disco “Béla Fleck & Abigail Washburn”, Rounder, 2014 per rendersene conto) Fleck naviga ben lontano dalle geniali sperimentazioni con i suoi Flecktones.
In effetti a colpire maggiormente il pubblico è stata l’abilità dal vivo di Abigail, il suo stile vocale, i suo fraseggio sul banjo che potremmo definire quasi filologico, la sua capacità alta interpretativa. E’ lei che sembra imprimere la direzione del repertorio, destreggiandosi con abilità tra vecchi fiddle tune “Polly Put The Kettle On”, classiche ballate polverose – dusty ballads “Pretty Polly, Little Birdie”, qualche vecchio blues “Nobody Faults But Mine” e alcuni brani originali come “Ride To U”, inclusa una curiosa canzone in cinese mandarino, frutto di una frequentazione di vecchia data con la Cina che ha pure prodotto il progetto Wu-Force.
Béla, dal canto suo, ha ricamato intorno alla performance della moglie, aggiungendo due soli che sinceramente non ci hanno fatto impazzire (a meno che non siate stra-fanatici del banjo a cinque corde). Bella una versione, semplificata, di un grande brano dei Flecktones come “New South Africa”.
Tecnica a livelli stratosferici, ma anche tanta complicità (nell’arte e nella vita, e già questo è un grn bel messaggio) e poesia: gran bella serata in quel di Milano.
Gianni Missera