Questo giornale e questo recensore hanno visto nascere Filippo Gambetta, prima come ex giovane promessa e poi come adulta realtà del folk italiano. Fino a un po’ di anni fa l’ascolto di Gambetta provocava essenzialmente stupore per il suo virtuosismo ed entusiasmo che portava alle musiche energia e dinamicità. Oggi lo stupore per le sue qualità si estende finalmente non solo alle dita, ma, come in tutti i veri musicisti, anche alla testa e al cuore. Testa in grado di realizzare ottimi arrangiamenti, di saper saggiamente mescolare timbriche e ritmiche. E cuore capace di percepire la realtà e trasformarla in ottime composizioni originali, senza tuttavia mai dimenticare da dove si parte e dove si vuole arrivare.
“Otto Baffi”, il quarto lavoro musicale a suo nome – senza considerare “Chocochoro”, una sua recente passione carioca in trio suonata con il cordofono bandolim – è sicuramente un disco che dimostra, una volta di più la sua maturità artistica e la voglia di sperimentare a affrontare nuove sfide musicali.
In “Otto baffi” Gambetta si sofferma ad esempio sulle potenzialità dell’organetto diatonico a otto bassi e due file, un organetto molto diffuso e spesso utilizzato per la danza. Anche senza i cromatismi di organetti a tre file o di fisarmoniche diatoniche, si può ugualmente scrivere musica accattivante, mai ripetitiva e ricchi di sfumature armoniche?
Ma in “Otto baffi” c’è anche una seconda sfida. C’è il confronto con un repertorio, quello da danza che spesso, anche da alcuni ottimi musicisti, viene considerato ingiustamente minore o viene stravolto per ignoranza o noncuranza di ritmi, impulsi e frasi. Ritmi, impulsi e frasi che nelle danze sono elemento imprescindibile per poter far ballare bene.
Si possono creare buoni arrangiamenti che siano insieme piacevoli all’ascolto, mai banali ma anche adatti alla danza?
Il disco di Gambetta dimostra come è possibile affrontare e vincere queste due sfide, con una grande qualità musicale esecutiva – favorita anche dai moltissimi bravi musicisti che lo accompagnano – e arrangiamenti intelligenti e piacevoli.
Per i ballerini ricordiamo che il disco è ricco di varie danze: scottish, valzer musette (con il violino di François Breugnot), mazurke lente, polche giocoliere (con la chitarra di Maarten Decombel), bourréè a tre tempi (con la musette di Fabio Rinaudo), tarantelle ispirate ai paesaggi abruzzesi e melodie per mixer (con il mandolino di Filippo e il piano di Emilyn Stam)…
Senza dimenticare le tante melodie che non nascono per il ballo ma che si ascoltano con grande piacere, come “Waste Land / Libereso” o il dispari “Tapan”.
Che dire?
“Otto baffi” è un disco adatto sia a un godibile ascolto, sia a una piacevole danza.
Permeato di fini arrangiamenti creativi e un tocco strumentale che, a me, vecchio e inguaribile fisarmonicista, ricordano la pulita delicatezza dei migliori dischi di Karen Tweed.
In definitiva un ottimo e consigliato ascolto…
Tiziano Menduto
Autoproduzione 2015
http://www.filippogambetta.com
filippo@filippogambetta.com