Viene pubblicato in modo inaspettato questo CD che vede la collaborazione tra l’organettista romagnolo Stefano Delvecchio e la suonatrice di nyckelharpa svedese Josefina Paulson. Il titolo non deve trarre in inganno, “Pastrocchio” fa rima con “mapazzone”, ma qui di miscugli bizzarri tra sostanze incompatibili non c’è traccia. La musica scorre fluida e sincera, e questo progetto – che a dire di Ciuma è il frutto di un incontro casuale – è a mio avviso uno di quelli meglio riusciti degli ultimi tempi. Oddio, pensare che un organetto romagnolo potesse dialogare così efficacemente con quello strano strumento nordico che risponde al nome di nyckelharpa sembrava invero azzardato, ma basta ascoltare questa musica che i dubbi svaniscono nel nulla per lasciare tutti a bocca – e orecchie – aperte.
Il fatto è che Stefano Delvecchio non è un musicista “di tradizione” popolare; i suoi trascorsi in altri mondi musicali lontanissimi, il non essere discendente da “informatori” e soprattutto il non essere schiavo dell’ortodossia della tradizione pura gli dà totale libertà nella composizione, nell’uso di diversi linguaggi, insomma la possibilità di creare attorno a sé un mondo musicale originale. E questa collaborazione con una straordinaria musicista come Josefina Paulson riflette tutto ciò: l’organetto non si racchiude nel suo mondo, ma cerca e trova partner che per musicisti “ortodossi” sarebbero nemmeno immaginabili. Sì certo ci sono i riferimenti al mondo popolare (Melchiade Benni, Gustaf Wallin ed i temi a danza) ma sono rivisti in modo intelligente, mai scontato. Insomma, finalmente della musica, per usare un termine spesso abusato, “originale”.
Il duo sarà in Italia dal 21 al 29 agosto prossimi. Direttori di festival, alzate le antenne e contattateli.
Cercate questo disco, sarà amore a prima vista.
Alessandro Nobis