Gioielli dalle Fiandre! Tredici perle dal taglio antico, eppure ricche di sonorità nuove, fresche, rispettose e affettuose, belle. É la parure che ci regalano i Wör con il loro splendido album d’esordio. Questo Back to the 1780’s (Appel Rekords) è un prezioso lavoro di riscoperta di manoscritti e maestri poco conosciuti, nelle terre fiamminghe e nel resto del Vecchio continente, un contributon contributo culturale che ben ritrae il suono che nel XVIII secolo si aggirava in quella parte d’Europa. Musica classica? Neo-cameristica? Neo-folk? Alternativa? Credo che i nostri cinque gioiellieri non si siano fatti troppe domande: hanno affrontato e studiato a fondo diversi manoscritti dell’area di Bruxelles, Anversa, Diest e Gand e li hanno vestiti a nuovo con la propria giovinezza, con talento e scelte estetiche interessanti e in qualche modo trasversali a epoche e generi (per fortuna!), mai scontate e comunque aderenti al dettato ritmico degli originali (danze e marce, tutte strumentali e senza percussioni) di Petrus Josephus Van Belle, Johannes De Gruijtters, Robert d’Aubat de Saint-Flour, Pierre Trappeniers e Frans De Prins, cui si aggiunge il manoscritto della famiglia Di Martinelli, epoca dal 1743 al 1781. Da qui il titolo del Wör-Album di Fabio Di Meo (sax baritono e soprano), Naomi Vercauteren (violino), Pieterjan Van Kerckhoven (cornamuse, musette e sax soprano), Bert Ruymbeek (fisarmonica) e Jeroen Knaper (chitarra).
La DG 178 iniziale figurerebbe bene su tante antologie folk britanniche: un bel suono pieno, ritmo deciso, armonie ricche di colori. La loro preferita. Come dargli torto? Ioannes è un invito alla danza aperto dal violino, cui si aggiungono man mano gli altri strumenti in festa. Il suono di Diest permea Imperial, ma qui siamo già di fronte a un linguaggio folk comune e più moderno (ottimo l’inserimento del sax baritono). Momento emo con Fabio – annotano scherzosamente i compagni di viaggio -, ma la dolce Malotte Zerezo & Le marchand de Smirne piace molto anche me, sempre affamato di pace sonora e melodia. Più aderente alla tradizione popolare è la solare e lineare La Cocarde, con violino, cornamusa e fisarmonica sugli scudi. Si prosegue a tempo di March (ma non troppo), con un bel riff sostenuto e una ritmica più staccata e moderna, con festosa risata finale…
Sei ottavi dedicati agli amanti della danza: questo è Het Schipperken & Air, pezzo bipartito molto attento alle frasi melodiche, che i Wör ci restituiscono con precisione assoluta e suono nitidissimo e mai freddo. Una delle nostre preferite è La Railleuse: sax in gran spolvero per un pezzo malizioso e leggero. Un dolce duello tra Naomi e Pieterjan nell’articolato e ben scandito – nel canto e nella ritmica – Scherpenheuvel oft Mijn Lieveke & Marche. Su le mai, adesso, per accompagnare La Lavandière & La Capricieuse, magiche e ipnotiche danze che mai trascendono ma conquistano comunque con in gioco di squadra avvolgente e leggero.
Ritmo ritmo ritmo nelle due controdanze di Paillas! Doppio pezzo impegnativo, tanto che durante la registrazione Bert ha rotto la fisarmonica… Ballo lineare, intrigante, fusione perfetta: missione compiuta! Titolo latino per la penultima perla: Festa in toto venerabilis la chiamò Van Belle, mentre i nostri ragazzi sottotitolano We are Wör. Piglio deciso, ritmo tosto e incalzante, suono pieno e mai sbilanciato (una delle più belle caratteristiche del gruppo).
Pezzo triste, meditativo, esistenziale, ma bellissimo il congedo di De Boerevreught (di Frans De Prins): fisarmonica dolente, chitarra complice, cornamusa a dettare la rotta, melodia da racchiudere nel cuore.
Un disco eccellente da un quintetto eccellente. E questo è soltanto il debutto dei gioiellieri fiamminghi…. Aspettiamo i Wör a qualche festival italiano nel 2017!
Nicola Cossar
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