Tagliando la testa al toro è bene sottolineare fin dall’inizio come l’ambito culturale della riproposta, nel Salento degli anni ’70, fosse quello di un avvio alla riscoperta del folklore votato alla ricerca di connotati politici, o meglio: la non assunzione di una valenza politica e di una coscienza civile, sociale, attraverso l’utilizzo del folklore, avrebbe decretato il fallimento stesso della riproposta.
Erano anni di suggestioni, erano anni incastonati nell’alveo mitico della ricerca, profonda e rigorosa, le cui peculiarità vanno oggi indagate alla luce di quanto avvenuto in una lunga serie di ambiti di reciprocità fra le discipline artistiche, del resto si trattava di un momento storico in cui l’interdisciplinarità restituiva linfa feconda ai dialoghi fra i linguaggi. Degli anni ’60 era, infatti, all’interno del panorama internazionale, la nozione di “intermedia” coniata ed elaborata dall’artista Fluxus Dick Higgins, e sempre in quel periodo ampio spazio avevano nel mondo le sperimentazioni, dalle arti visive alla letteratura alla musica, capaci di restituire, in una catena di eventi e linguaggi, il mitico, l’arcaico, il popolare, ad una contemporaneità conquistata e sorprendente. Una matrice profonda negli autori e intellettuali che nel Salento hanno avviato, in quegli anni, un discorso robusto e filologicamente rigoroso, va rintracciata senza dubbio nel Meridionalismo di Tommaso Fiore, prima, e nella sua continuità nella figura del figlio Vittore e dei suoi intensi legami con il Salento. L’intensa attività dei Fiore presso il circolo “Il Sottano” a Bari, – da registrare anche la vivace e notevole avventura de “La Scaletta” a Matera – trovava fra i protagonisti il poeta Vittorio Bodini e lo scultore Aldo Calò, entrambi da Lecce, e da Bari il poeta Francesco S. Dòdaro che di lì a poco sarebbe arrivato a Lecce, nei primi anni ’50, rinnovando il legame con Bodini e Calò. Le diramazioni internazionali tessute dai tre autori sopracitati hanno rappresentato un elemento di sprovincializzazione che ha permesso di inserire le poetiche che lì si sviluppavano all’interno di un discorso europeo, come avrebbe citato, nella nota biografica del suo “I trofei della città di Guisnes” (1988), il poeta Antonio L. Verri, definendo, fra gli altri, il pittore Edoardo De Candia e i poeti Francesco S. Dòdaro e Salvatore Toma, “linee portanti del Salento europeo”.
Questo il clima – in un contesto generale di indifferenza e reazione (a Lecce negli anni ’60 il PDIUM si confermava secondo partito della città dopo che i monarchici avevano comunque «governato il comune lungo gli anni Cinquanta» scrive Valerio Vetta in “Il PCI in Puglia all’epoca dei poli di sviluppo”) – che contribuiva ad alimentare una ricerca culturale che nella prima metà degli ’70, grazie alla scrittrice e studiosa Rina Durante, dava l’avvio alla riproposta negli ambiti della musica popolare. Proprio la Durante risultava fondamentale nella nascita del Canzoniere Grecanico Salentino, incentrando l’azione musicale sulle culture del lavoro, della sofferenza, del margine, del ridare dignità ad un contesto “magico” che ancora pulsava, in altra veste o forse ormai svestito. Altre avvisaglie sono riscontrabili a partire dalle infrazioni teatrali che con Rina Durante e Gino Santoro muovevano attraverso il gruppo Oistros, le collaborazioni della Durante, precedenti al Canzoniere, con Luigi Lezzi per il “Gruppo Folk Salentino” e poi il “Nuovo Canzoniere del Salento” (successivamente Lezzi si dedicò al suo “Teatro Infantile” con Stefania Miscuglio), dove la rottura della scena inscriveva la proposta in un tracciato accostabile a quelle infrazioni provenienti dall’Odin Teatret e dal Living Theatre lungo un percorso che dai ready made di Duchamp ha aperto le porte del tempo concatenandosi alla vita quotidiana nella misura in cui questa entra ed è generata dalle vicende del passato, da un lavoro di ricerca che la Durante svolse in maniera rigorosamente filologica. Scrive Massimo Melillo che «in questa “isola del teatro” non tutto, ovviamente, è rapportabile ad una crescita spontanea, ma è conseguenza di un lavoro fruttuoso di ricerca, che nell’Istituto di storia del teatro e dello spettacolo, a partire dagli anni Settanta, una spinta di grande efficacia dovuta all’opera di studiosi come Alessando D’Amico, Ferdinando Taviani, Nicola Savarese, Fabrizio Cruciani, Gino Santoro, Ferruccio Marotti. Una stagione straordinaria che permise al teatro di incontrare anche la ricerca folklorica musicale ed etno-antropologica con il contributo di gruppi come l’Oistros, il Teatro infantile di Luigi Lezzi e Stefania Miscuglio, il Canzoniere Grecanico Salentino animato dalla scrittrice e giornalista Rina Durante» (Melillo M., L’isola del teatro, in «Salento d’autore. Guida ai piaceri intellettuali del territorio»). Anni di emigrazione, frontiere, frontiere chiuse che chiudono alla condizione dell’Altro, negandolo. Motivazioni antropologiche, socio-politiche, culturali, artistiche, pervadono la proposta di Rina Durante che dopo una prima esperienza avviata con Luigi Lezzi s’avvicina ulteriormente al mondo della cultura popolare dando vita al Canzoniere Grecanico Salentino che fu composto da Bucci Caldarulo (voce), Rossella Pinto (voce), Daniele Durante (chitarra classica, armonica, mandolino, voce), Roberto Licci (voce, chitarra acustica), Luigi Chiriatti (tamburello, voce), Rina Durante a coordinare il tutto. Un importante tour in Grecia, un lavoro di ricerca ancora oggi attuale, che entra nella contemporaneità facendosi tessuto socio-politico, vitale, l’apertura forzata di chiusure ideologiche e politiche tessendo rapporti con l’altro e con sonorità al tempo poco praticate a causa della chiusura delle frontiere (scrive G. B. Scalabrini in Migrazioni e modelli di pastorale. Convegno del maggio 2005 tenutosi a Triuggio, «La chiusura delle frontiere ai lavoratori immigrati [1973]»), hanno fatto del Canzoniere e della proposta della Durante una delle esperienze più interessanti nel panorama del folk revival italiano.
Francesco Aprile
L’immagine Concerto per sciamano e città, di Luigi Lezzi, è stata pubblicata nel numero del 1977 di Ghen Arte, giornale modulare a cura del Movimento di Arte Genetica, fondato a Lecce, con redazione a Lecce, Genova e Toronto, nel 1976 da Francesco S. Dòdaro.
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