Moksha pulse è l’opera prima del chitarrista, compositore Umberto Tricca. Nato a Vimercate (MI) e specializzatosi nello studio della chitarra jazz presso il Cemm di Milano ha lavorato con numerosi musicisti dell’area fiorentina, soprattutto nei progetti The Dotters (Claudio Giovagnoli al sax tenore, Piero Spitilli al contrabbasso, Stefano Tamborrino alla batteria) e A.G.U.A. (Arianna Bucossi alla voce, Gabriele Ungar Rampi al contrabbasso, Andrea Lovo alla batteria, Damiano Niccolini al sax alto). Dopo ulteriori studi sulla musica indiana e sull’uso delle tabla, fonda infine il quintetto Open Baaj con il quale ricerca un suono che accumuni la musica classica indiana alla musica contemporanea occidentale. Questi due mondi, rappresentati dalle tabla e dalla chitarra, creano un ordito strutturato, insieme al contrabbasso, sax alto e sax baritono, che evolve in una tessitura inedita, in uno stile aperto (Open Baaj) che avvicini il jazz moderno alle sonorità indiane.
Questa sua prima fatica discografica nasce dalle fascinazioni per la musica indiana, dal coinvolgimento degli aspetti ritmici, dalle rumbe afro-cubane alla musica classica contemporanea.
Il nome del progetto è ispirato alla parola sanscrita Moksha che vuol dire emancipazione e sottolinea la scelta compositiva – si legge nella presentazione del CD – e l’esigenza di allontanarsi da qualsiasi struttura predeterminata ricercando, elaborando tutte le possibili interazioni tra quelle tradizioni, quei linguaggi musicali, apparentemente eterogenei, con i percorsi del jazz contemporaneo. Al servizio di questo progetto sonoro ha coinvolto i sassofonisti Achille Succi e Giacomo Petrucci, il vibrafonista Nazareno Caputo, il contrabbassista Gabriele Rampi Ungar e il batterista Bernardo Guerra.
Tra le sette tracce che compongono questo intenso lavoro ci piacciono l’introduttiva e rarefatta Slow Passacaglia, oltre alle più complesse ttrame di Jhumpa tal e Lude, con il vibrafono in bella evidenza.
Felice Colussi
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