MODAL MPJ 111011, 1999 – FRANCIA/FOLK CONTEMPORANEO
Dalla prestigiosa etichetta francese Modal, distribuita da Harmonia Mundi (il che dovrebbe garantirne una discreta reperibilità), ecco l’ennesimo, quanto pregevole prodotto dell’Auvergne, inesauribile fucina di nuovi talenti della musica trad, dalla sorprendente tecnica, inversamente proporzionale all’età. I quattro elementi che compongono l’eccellente gruppo dei Chiens et Soufflets sono gli organettisti Etienne Brochier e Jean-Karim Guillemet (i ‘soffietti’, appunto) ed i ghirondisti Olivier Fournel e Jérome Liogier (i ‘cani’, com’è soprannominato il pezzo di legno che produce l’effetto percussivo dello strumento d’elezione).
Naturalmente l’effetto più appariscente del disco è rappresentato dall’inesauribile interplay delle due coppie di musicisti. Le ghironde – spesso all’unisono – innalzano un muro di suono impressionante, su cui i mantici svolgono variazioni moderne ed aggiornate, o rispetto al quale impongono stacchi di assolo più tradizionali; a volte però i viellisti imbracciano due strumenti dalla differente tonalità (ghironda soprano per Fournel, alto per Liogier) ed in quelli che sono i momenti migliori, più originali del disco, i quattro musicisti intessono altrettante trame raffinate e distinte, dagli effetti innovativi, quasi sperimentali.
Tutto, nel disco, trasuda modernità. Dalla copertina, francamente brutta, al confezionamento (interno in Francese ed Inglese, anche se ci si poteva attendere qualcosa di meglio, rispetto alle piuttosto ininfluenti note di André Ricros, direttore dell’etichetta). E’ moderno il repertorio: a parte quello di apertura ed il penultimo del disco, tutti gli altri brani sono composti dai quattro musicisti. Perfino i due pezzi non originali vengono resi in una veste inedita, compresa la ‘Polka du Lot’ che – dopo un avvio più che ortodosso – viene scomposta, riordinata, ricreata senza perderne il filo logico, con un piglio invidiabile, che ne fa davvero …qualcosa di diverso.
Consigliato agli amanti della musica per organetto e -soprattutto- per ghironda, “A.O.C’” è un disco che si ascolta in velocità, fresco e spumeggiante, che presenta sulla scena una formazione di cui sentiremo parlare, alla quale le etichette ‘folk’ o ‘trad’ vanno comprensibilmente strette, suonato da musicisti giovani, rivolto ad un pubblico di giovani. Ancora un bersaglio per la migliore produzione del Centro Francia.
Roberto Covallero
Lascia un commento