Più di qualcuno se li ricorderà come vincitori delle selezioni nord-est di “Suonare@Folkest” del 2010, affermazione che pare aver fatto molto bene al quartetto feltrino in termini di conferma e autostima. A questo servono soprattutto premi e concorsi e gli italiani finalmente sembrano scoprirlo. Proveniente da una formazione a trio (Luca Ventimiglia, fiati; Francesco Chiarini, violino e pianoforte; Angelo Martin, chitarra) quasi esclusivamente dedita al bal-folk, poi rinforzata con l’arrivo di un ulteriore fiatista (Giorgio Cassetta), il gruppo si caratterizza per una particolare ricerca timbrico – melodica, nella quale ora sono i fiati, ora il pianoforte ad assumersi il compito di caratterizzare l‘insieme e di crearne il suono compatto per quanto rigorosamente acustico. Dia Duit, con questo disco, taglia quasi di netto il cordone ombelicale con la tradizione per eseguire soprattutto brani propri, per quanto concepiti ed eseguiti con rispetto della tradizione e dei “maestri” di area celtica a cui fa riferimento. Un orecchio navigato può però cogliere l’intenzione, da parte del gruppo, di liberarsi da ogni vincolo teoretico o d’appartenenza per dare anima a un linguaggio espressivo proprio, equidistante dalla formazione classica dei componenti e da un certo folk patinato. Ne risulta una contaminazione con il pop di qualità i cui echi risuonano soprattutto nelle composizioni a quattro mani Chiarini-Ventimiglia. “A perdifiato nel bosco” è un ottimo disco d’esordio, probabile prodromo di altre successive registrazioni destinate a punteggiare la carriera artistica di Dia Duit che si annuncia ricca di soddisfazioni. Due domande, forse ingenue, forse stimolanti: a quando l’inserimento di una voce? E quante variazioni sul tema potrebbe fornire una tale scelta?
Contatti: chiarinifrancesco@gmail.com
Roberto G. Sacchi
DiaDuit – “A Perdifiato nel Bosco” (CD)
Autoproduzione, 2011
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