di Gianni Giusti
La diciannovesima edizione del Premio Alberto Cesa, che si svolge nell’ambito di Folkest, giunto quest’anno alla quarantacinquesima edizione, si è svolto a San Daniele del Friuli, dove nel 1979 tutto ebbe inizio con il nome di Fieste di Chenti. Folkest è oggi una manifestazione che si svolge sotto l’alto patrocinio dell’Unesco, del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, dei Ministeri della Cultura italiano e sloveno, della Regione Autonoma FVG, del Comune di San Daniele del Friuli e dell’ARLEF (Agenzia Regionale di Lingua Friulana).
Dopo la rinuncia per motivi di saluta dei Dimotika, che molta bene avevano fatto nel corso dello showcase a loro dedicato, i primi a salire sul palco sono stati i Femina Ridens, progetto di Francesca Messina, cantante e compositrice, con la collaborazione del polistrumentista Massimiliano Lo Sardo. Sono giunti al terzo lavoro discografico, intitolato Kalenda Maya, liberamente ispirato ad alcuni brani contenuti in manoscritti medievali di tutta Europa, rivisitati con una chiave di lettura non filologica bensì visionaria. Come nell’ultimo spettacolo Dai castelli alle piazze, un viaggio nel tempo alle radici del folk del mediterraneo, con brani dal medioevo ai primi del ‘900.
I secondi a salire sul palco sono i Grama Tera, frutto dell’incontro fra Ricky Avataneo, cantautore, cantastorie e studioso del folk piemontese e Umberto Poli, bluesman, chitarrista, membro fondatore de Lastanzadigreta (Targa Tenco 2017 per la miglior opera prima). Nasce così un repertorio equamente diviso fra antiche ballate tradizionali e canzoni d’autore, con testi prevalentemente in piemontese e talvolta in italiano in una variegata ibridazione di generi, passando dai bricchi del Monferrato alle montagne della Valsusa, dalle piole di Torino ai juke joints del Mississippi, dalle risaie del vercellese alle paludi della Louisiana.
Yarákä, provenienti dalla Puglia, hanno proseguito la sequenza dei gruppi sul palco. La Curannera era la guaritrice, una donna del popolo che esercitava medicina popolare in grado di guarire dal mal di gola al mal di testa, dalle lussazioni alla irregolarità delle fasi biologiche delle donne, attraverso pratiche di vario tipo e ricorrendo, contemporaneamente e con gran frequenza, alla scienza naturale attraverso l’utilizzo di erbe, pietre e amuleti. Oggi diviene la musa ispiratrice degli Yarákä, il ponte perfetto tra cielo e terra e tra culture apparentemente lontane, esorcizzando con i racconti il male, in un continuo confronto tra i materiali della ricerca etnomusicologica ed espressioni più moderne.
Yerba Buena Trio vengono invece dal Friuli. Matías Merlo, Eleonora Sensidoni e Fredy Cappellini vivono in Friuli, ma con un background di cultura musicale e di vita in Sudamerica. Sono accomunati dalla passione per le canzoni tradizionali e d’autore dei Paesi di lingua spagnola: Matías è argentino (Córdoba), Fredy ha origini venezuelane e colombiane ed Eleonora ha trascorso i suoi tre anni di Dottorato tra Argentina e Messico. Il loro progetto si basa sulla rielaborazione di brani dei più grandi cantautori d’oltremare che ormai appartengono al patrimonio artistico e culturale dell’America Latina con inflessioni rock melodiche e jazz. Nel repertorio sono presenti anche composizioni originali del trio.
Ultimo dei cinque gruppi a esibirsi Luarte Project, dalla Liguria, un duo che trae ispirazione dalla passione per i suoni e i ritmi del mondo. Con una forte energia sul palco, propone un concerto dove la canzone è la protagonista e si intreccia con testi e musiche originali espresse in varie lingue. Attraverso la loro musica, Chiara Pellegrini e Andrea Musio, con le loro voci e le loro corde raccontano le storie raccolte negli anni vissuti all’estero, trasformandole in un magico viaggio sonoro.
La giuria era composta da Elena Ledda, direttrice artistica del Premio Andrea Parodi, Elisabetta Malantrucco di Rai Radio Techetè,
Rebeka Legovic di Tv Koper Capodistria, Ciro De Rosa di Blogfoolk; Maurizio Bettelli, autore e musicista, Michele Gazich musicista, Felice Liperi de La Repubblica, Riccardo Tesi musicsta; Alessandro D’Alessandro musicista, organizzatore selezioni locali; Valetina Zanelli promoter e delegata; Erich Van Monkhoven dell’European Folk Network.
Mentre la giuria si ritira tocca a Massimo Priviero con il suo trio continuare a tenere alta l’attenzione del pubblico con il suo folk-rock vibrante. Una doverosa scelta, questa di Priviero, da parte dell’organizzazione, visto che lo scorso anno a causa di un violento temporale il cantautore di Jesolo non era riuscito ad andare oltre il terzo brano. Per non farsi mancar nulla, pioggia anche quest’anno, ma almeno si era presa la decisione di spostare l’intero spettacolo, visto anche le concomitanti riprese televisive dell’intero evento, all’auditorium Alla Fratta.
Un grosso appunto, negativo, per la parte organizzativa, per l’agghiacciante volume di un dj piazzato proprio sulla porta del teatro: una scelta davvero molto poco rispettosa per la qualità e l’importanza dell’evento. San Daniele del Friuli, con le sue bellezze e la sua accoglienza non si merita una caduta di stile di questo genere. Ma così va il mondo.
Ottima la conduzione di Martina Vocci di TV Koper-Capodistria e Duccio Pasqua di Rai Stereonotte.
Invitati Sindaco di San Daniele, Pietro Valent, e Assessore alla Cultura, Massimo Pischiutta, vengono premiati con la targa per il terzo posto Grama Tera, che verranno invitati a Folkest 2024, al secondo posto Luarte Project, che rivedremo ancor anel 2024 e infine al primo posto Yarákä.
Arrivederci a tutti al 2024!
Non al dj che continua imperterrito con i suoi volumi rintronanti…
mario fedrigo dice
cosa dirvi
siete stati la mia guida di approfondimento del folk per molti anni in edizione cartacea, con il digitale mi sono perso, mi piacerebbe recuperarvi, eravate sempre molto attenti e spero lo siate ancora
Redazione-FB dice
Grazie mille Mario!
Negli anni del digitale abbiamo sempre più curato gli approfondimenti, scegliendo di non rincorrere tutte le notizie a ogni costo, ma di seguire ciò che ci sembra degno di nota.
Una linea editoriale che comunque è sempre stata nel DNA di Folkbulletin.
Continua a seguirci, speriamo di non deluterti.
Buona musica!!!