IL CANTO LONTANO, CNDL20506, 2007 – FOLK CONTEMPORANEO/ITALIA
Crediamo non sia capitato a molti gruppi di godere di introduzioni così autorevoli come quella che contrassegna il debutto discografico degli Ammaraciccappa (in salentino, più o meno, “guai a chi ci capita”). È nientemeno che Hector Zazou, l’eremita delle sette note (come lo ha definito Roberto Gatti), forse il più controcorrente fra i compositori contemporanei, capace di occuparsi con la medesima credibilità di folklore scandinavo (“Chansons des mers froides”) e di canti del paleocattolicesimo irlandese (“Lights in the Dark”) passando per la poesia di Rimbaud (“Sahara Blue”) e la polifonia corsa (“Nouvelles polyphonies”). Della formazione titolare di questo travolgente “Al Qantarah”, il compositore francese (che già benedisse a suo tempo Per Grazia Ricevuta e collaborò con essi) dice: “(Il gruppo) esplora una di quelle strade trasversali che anche io ho sempre amato percorrere. Da molto tempo tutti gli ingredienti erano lì, bastava agitare lo shaker… è fatta: il cocktail è superbo”. In effetti, la scommessa che Upapadia (all’anagrafe Umberto Papadia, istrionico percussionista e cantante talentino trapiantato a Roma, già collaboratore di Lucilla Galeazzi e Teresa de Sio) ha inteso giocare, cercando di fondere i ritmi pizzicati delle sue radici con quelli rituali della musica gnawa maghrebina e con le sonorità elettroniche, frutto della partecipazione al progetto del musicista contemporaneo Antonino Chiaromonte. Tradizione contadina che, senza tradire se stessa, si mescola con i suoni di oggi e le trance di sempre. Un progetto ambizioso e coraggioso, rischiosamente esposto a giudizi di gratuità che solo in qualche raro momento appaiono però giustificati. Per il resto, “Al Qantarah” (che molto emblematicamente significa “il ponte”), è piuttosto un’opera matura e complessa, in cui diversi linguaggi si rincorrono agendo l’uno da amplificatore dell’altro e mai ostacolandosi a vicenda, il che ha –date le premesse- quasi del miracoloso. Di questo brillante esordio discografico sono protagonisti i citati Upapadia (voce, tamburi, marranzano, elettronica) e Antonino Chiaromonte (elettronica), con Nora Tigges Mazzone (voce), Renato Vecchio (sax, flauti, ciaramelle, duduk), Fiore Benigni (organetti), Claudio Merico (violino e basso elettrico). Se il buon giorno si vede dal mattino, il sole è già alto nel cielo.
Roberto G. Sacchi
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