“J’ai vu le loup”, Materiali Sonori, 1978: alla radio libera con cui collaboravo allora, un giorno giunse un disco, accolto con una certa curiosità. Ne era protagonista una ragazza francese, Véronique Chalot, proveniente se non ricordo male dal nord, da Le Havre. Accompagnata da una formazione scarna ed essenziale, proponeva una specie di proto-folk molto lineare e accattivante, di immediata presa, tant’è che in pochi mesi il vinile si trasformò in un campo arato e fu presto inascoltabile. Immaginatevi quindi la sorpresa di ritrovarsi fra le mani questo Cd, proposto da un gruppo capitanato proprio da Véronique, oggi come allora impegnata alla voce, alla ghironda, all’arpa e al dulcimer: la formazione si chiama Veziana, che in occitano antico significa “gioiosa”, e il repertorio scelto è quello un po’ arcadico del sud della Francia, tra Provenza e Pirenei, con qualche sconfinamento in terra arabo-andalusa. Una piacevole scorribanda fra tradizione e musica antica, condotta con freschezza e rispetto, oltre che dalla leader della formazione, anche da Dominique Bares (canto, ghironda, oud), Samir Hammouch (qanoun, percussioni), Patrick Fastame (darbouka, daf, bendir), Pierre Rouch (cornamusa, fiati), Brigitte Grenet (viola da gamba) Mounaùm Rabahi (tobal, reik, darbouka). Come si può notare, la presenza di numerosi strumenti di derivazione medioorientale conferisce un taglio decisamente panmediterraneo al suono d’insieme, indirizzando l’ascolto verso sonorità più calde rispetto alla collocazione geografica del repertorio. E’ questa, se vogliamo, l’unica violazione a una rilettura del folk molto classica, che però non mancherà di interessare chi ama i suoni puri e poco artefatti, con arrangiamenti semplici, tipici del revival degli anni Ottanta.
Sergio Palumbo
Veziana – “Alba Auba Aurora Aurore” (CD)
Folkclub Ethnosuoni – ES5381, 2009
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