Le vie della musica sono infinite, fortunatamente. Quindi, in questo mondo dove tutto è possibile, avvengono strani connubi. Come quello fra una musicista di formazione colta (diploma in arpa moderna e didattica della musica al conservatorio di Milano) e uno dei più rari strumenti delle tradizioni italiane: l’arpa popolare, salvata in extremis dall’estinzione nel comune lucano di Viggiano, dove storicamente nacque, si diffuse e viene costruita da secoli. Vocalmente allieva di Giovanna Marini e Carola Caruso, Roberta Pestalozza ha pensato di fondere tutte queste sue passioni in una figura inedita, quella della cantastorie con arpa. Ma di tutto questo potrete leggere sul suo sito www.robertapestalozza.it con una ricchezza di informazioni che è inutile ripetere in questa sede. Quello che ci preme dire è, invece, come ancor più che nel precedente “Girovaga”, in questo “Ammacunà” l’artista trovi un equilibrio ideale fra voce e strumento, quasi che la simbiosi risulti praticamente perfetta; e la misurata, molto misurata, partecipazioni di altre voci e di altri strumenti non faccia altro che sottolineare quanto funzioni bene l’audace accoppiata. Anche nella scelta del repertorio, che in questo caso dai soli pezzi tradizionali del Sud Italia si espande verso le composizioni originali (compresa una toccante versione di “A quel omm” di Ivan Della Mea) e altre aree culturali del nostro Paese, si nota un ulteriore passo verso la maturità artistica di Roberta Pestalozza, una musicista coraggiosa e coerente che ha capito il fascino del “less is more” e vuole condividerlo con tutti noi. Per mettersi in contatto: girovaga@robertapestalozza.it.
Roberto G. Sacchi
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