Michele Marini, clarinetto, e Daniele Donadelli, fisarmoniche, hanno più o meno consapevolmente colmato una delle più grosse lacune della discografia italiana: più che una lacuna, vorremmo dire una vera e propria frattura esistente fra i nostri tempi e quelli di Kramer Gorni (suo vero nome), senza dubbio uno dei più grandi musicisti del Novecento. Polistrumentista, arrangiatore, compositore (autore di ben 1057 canzoni depositate alla Siae, un record!) Kramer è stato il massimo responsabile della diffusione dello swing nel nostro paese, un ambasciatore del ritmo, un innovatore convinto e coerente, capace di muoversi con altrettanta dimestichezza fra scatenati ballabili, canzonette umoristiche, straordinarie melodie romantiche, colonne sonore di commedie musicali sempre sostenuti dal ritmo di cui Gorni Kramer era adepto, quello swing da cui tutta la musica contemporanea è pervasa. Ricordiamo una delle sue ultime apparizioni televisive a “Studio Uno”, mitica trasmissione del sabato sera anni Sessanta in bianco e nero: già avanti con gli anni, scherzava sulla propria erre moscia e “lanciava” la sua orchestra con un “vitmo, vitmo, vitmo!” che è rimasto nella storia. Stupisce, ma al contempo consola, che due musicisti tanto bravi quanto giovani abbiano deciso di celebrare i cento anni della nascita di Kramer con questo disco che si articola su una varietà di temi che ben possono fungere da antologia, un fior da fiore che consente ai più giovani di scoprire un mondo musicale degno di nota ma non molto frequentato e ai più datati di godersi in santa pace qualche lacrimuccia di nostalgia. A impreziosire il tutto, alcuni bei brani di composizione dei protagonisti del disco, quasi un ulteriore omaggio a Kramer, che siamo certi, il maestro avrà gradito. Qualche parola sui due musicisti: dopo aver scritto in altre occasioni tutto il bene possibile per Michele Marini, non possiamo che confermare il giudizio. Il futuro del clarinettismo italiano passa per il suo strumento e la versatilità dell’artista (lo abbiamo di recente ammirato in “Cameristico” di Riccardo Tesi) non è eclettismo di maniera ma maturità artistica di grande spessore. Non sfigura, anzi, Daniele Donadelli che con uno stile decisamente krameriano regge bene il confronto con il più noto partner. La coppia artistica potrebbe rappresentare una delle più interessanti novità per la musica italiana dei prossimi anni. Siamo certi che non ci deluderanno. andrea.bonacini@sheherazade.it
Roberto G. Sacchi
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