CGIL SCS N. 1 – ITALIA/FOLKSONG – 1999
Una delle iniziative musicali più controcorrente degli ultimi anni viene dalla Camera del Lavoro di Genova, che decide di mettere su disco la registrazione di un’anomala celebrazione dell’Otto Marzo, quella organizzata lo scorso anno dai coordinamenti territoriali delle donne Cgil Cisl Uil. Anomala perché la decisione fu quella di celebrare la festa delle donne attraverso una rassegna di ninne nanne di tutto il mondo: compito difficile, solo qualche tempo fa; compito facile, come recitano le appassionate note di copertina, ‘in questi anni che tutto il mondo è entrato nella nostra città’.
Ecco dunque, nel concerto di un anno e mezzo orsono, fedelmente riprodotto con la suggestione della ‘presa diretta’ (e di una registrazione abbastanza accurata, anche se non professionale), una rassegna globale di ben 26 melodie legate al mondo dei bambini. Ci sono le sonorità più famigliari di Scozia, Inghilterra, Germania e – naturalmente – Italia, ma si ascoltano anche quelle provenienti dalle regioni della Spagna, delle Canarie, della Grecia e di Israele; fino a quelle più esotiche dell’Africa (Marocco, Eritrea, Senegal e Nigeria), dell’Asia (Corea) e dell’America Latina (Ecuador, Argentina, Perù). Si ascoltano brani composti da donne (e uomini) comuni, ma anche da musicisti cosiddetti colti (partiture di Mozart, Schubert, Brahms). Si leggono testi (fedelmente riportati in Italiano nel libretto accluso) che propongono inevitabili quanto commoventi affinità, nonostante le differenze etniche profonde. Si sentono cantanti e musicisti talora di livello professionale o quasi, alternati ad altri dilettanti (qualcuno dei quali non ha mai cantato in pubblico).
Dunque un lavoro diseguale, che non vuole (né può) essere valutato sotto l’aspetto strettamente artistico o tecnico, qui coscientemente lasciato in secondo piano; quanto, piuttosto, per il messaggio universale di fraternità e tolleranza, oltre che di amore per i bambini, gli esseri più indifesi (proprio per questo, spesso, più sfruttati e vilipesi) di questa terra.
Giorgio Bravo
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