Nell’Italia del Sud, a Benevento, si svolgeva il mercato dei valani, bambini che già all’età di 6-7 anni venivano ceduti dalle famiglie indigenti ai proprietari terrieri per svolgere il lavoro nei campi e nella stalla. Il ragazzino si trasferiva per un anno per lavorare presso la tenuta, mentre la famiglia riceveva in pagamento qualche migliaio di lire e qualche sacco di grano. La fiera dei valani non si svolgeva in modo clandestino, bensì davanti al Duomo e all’Arcivescovado nel giorno dell’Assunta, il 15 agosto, giorno di festa, sotto gli occhi di tutti. I ragazzini, generalmente accompagnati da uno dei genitori, durante la fiera venivano esposti in modo che gli acquirenti potessero valutare se fossero adatti al duro lavoro che li attendeva. Lo sfruttamento dei ragazzini era intenso, il vitto era scarso, e l’alloggio era per lo più nella stalla, insieme agli animali da accudire. Una volta al mese il bambino poteva ritornare a casa per la cambiata.e, trascorso un anno, tornato in famiglia, poteva essere ceduto per un altro anno, agli stessi o a nuovi padroni. Il mercato dei valani non soddisfaceva soltanto le richieste dei massari locali ma forniva manodopera infantile ai latifondisti di diverse regioni italiane.
Non si tratta di un passato molto lontano: questa specie particolare di fiera è andata avanti fino all’inizio degli anni ’60 del 20° secolo, tra le denunce dei sindacati e del Partito Comunista. Di recente si è tornato a parlare delle tristi vicende dei valani (il termine ha origini longobarde e deriverebbe da wald -in tedesco, bosco- ) grazie alla ricerca storica di Elisabetta Landi, che ha svolto uno studio sul territorio assemblando materiale documentale e interviste ai valani ancora viventi (interviste al link http://www.youtube.com/watch?v=TH16IQijPug ) riportando alla luce questo doloroso e vergognoso episodio. A partire da questo lavoro hanno avuto impulso diverse iniziative: si è svolto un interessante convegno presso l’Archivio di Stato di Benevento e, grazie al lavoro della Solot Compagnia Stabile e al gruppo musicale Sancto Ianne, è stato portato in teatro Valani, che narra la storia di uno dei ragazzini venduti, ispirandosi a vicende realmente accadute; scritto e diretto da Michelangelo Fetto, vede in scena lo stesso Fetto, Tonino Intorcia, che impersona il ragazzino, e i musicisti dei Sancto Ianne, che hanno sonorizzato lo spettacolo ed eseguito brani composti ad hoc che lo fanno vibrare.
Recitato in parte in dialetto e in parte in italiano, lo spettacolo inizia come un cunto popolare: Dio dà vita al valano dal pireto dell’asino! La storia del ragazzino, ambientata in tempo di guerra e di fame, inizia in famiglia; quando il padre viene assassinato e la madre stuprata la scelta di vendere il ragazzo per sfamare le bocche di casa diventa obbligata. L’offerta della merce sulla pubblica piazza passava anche attraverso la verifica, da parte dei padroni, della costituzione del giovane, tastandone i muscoli ed aprendone la bocca per osservare la dentatura, in modo da valutare la sua salute e la capacità di sopportare il lavoro nei campi. Questi elementi nello spettacolo ci sono tutti, così come viene fotografato l’atteggiamento delle persone che assistevano indifferenti a quell’indegno mercato, dal prete al poliziotto al semplice curioso.
I compiti del valano sono pesanti in tutte le stagioni: nella stalla a strigliare gli animali, poi a pascolare le pecore, a raccogliere la frutta, ad arare i campi, a mungere le vacche. Si inizia prima dell’alba e si finisce la sera tardi. Poche ore di sonno e di nuovo al lavoro. Nello spettacolo nottetempo il valano fugge per denunciare il padrone che aveva assassinato la figlia con il suo amante, sorpresi insieme nel granaio. La rappresentazione culmina con l’affrancamento del ragazzo, che parte per l’America.
Felice connubio tra teatro e musica, Valani ha toni forti ed è, dunque, molto emozionante, a tratti struggente e drammatico, sempre toccante. Ben modulato tra i diversi episodi, efficacemente curato nell’avvicendamento di scene ricche di pathos e momenti di digressione in cui la tensione si alleggerisce, lo spettacolo si avvale dei brani musicali dei Sancto Ianne con testi e musiche creati per lo spettacolo: Si vo’ Dio (testo e musica Ciro Schettino), Valani (Schettino – Tiseo), No pe’me (Schettino – Napolitano), Voglio vedé pazzià (testo e musica Schettino).
Figli senza a faccia pe’ chi vo’ sulo doje braccia, figli pelle e chianto nisciuno ve fa santo maje, figli ‘e poca storia stipata int’a memoria, ma figli malaciorta e chi pensa: a ciorta se po accattà, o futuro e chesta terra è scritto già dint’all’uocchie e chillo figlio che sarrà (Figli senza volto per chi vuole soltanto due braccia, figli pelle e pianto, nessuno mai vi fa santo, figli di poca storia conservata nella memoria, ma figli sfortuna di chi pensa: la fortuna si può comprare, il futuro di questa terra è scritto già negli occhi di quel figlio che sarà) è il testo di una strofa del brano Valani. Le parole pesano come macigni in questo lavoro – e non potrebbe essere diversamente; le melodie alleviano la sofferenza. “La musica, la canzone, ancora e meglio cerca di arrivare dove le parole non giungono, per dare colore e fluidità alla nettezza dei racconti ed aprire orizzonti di luce”, sono le parole di Ciro Schettino, autore dei testi.
Molto soddisfatti i teatranti: “Quando gli amici Sancto Ianne, senza il dovuto preavviso, in una calda mattina d’estate sono entrati in massa nel nostro minuscolo ufficio a proporci la realizzazione di uno studio scenico avente come tema la vicenda dei valani, ho provato la sensazione strana di chi stesse ad aspettare questo momento da tanto tempo” ha affermato Michelangelo Fetto della Solot.
Spettacolo di impegno civile, nel corso del 2010 Valani, con qualche piccola variante, è stato rappresentato a Benevento in diverse occasioni: nel mese di marzo al Mulino Pacifico, sede della Cooperativa teatrale Solot; è stato ospitato dalla Settimana Scientifica al Teatro Comunale di Benevento. Inoltre, è stato rappresentato il 27 novembre 2010 nell’azienda agricola Casaldianni (gestita dall’Amministrazione Provinciale di Benevento) all’interno di un vecchio granaio, ambientazione che ha inteso collocare la storia nei luoghi in cui si è realmente svolta. Auspichiamo di vedere ancora questo spettacolo, magari non solo in circuiti locali, per ricordare a noi stessi, con indignazione, le vicende dei vecchi valani e cercare di immunizzarci rispetto al rischio, concreto, che nuovi valani, valani moderni e di nazionalità diverse, vengano sfruttati in forme nuove, alla luce del sole, davanti all’indifferenza o all’irrisione di tutti.
Contributi fotografici di Davide Visca www.davidevisca.info
Carla Visca
Lascia un commento