Solare e mediterraneo, sono i primi aggettivi che vengono in mente ascoltando il CD d’esordio dei Bija, dal titolo omonimo. Bija, parola di origine sanscrita, indica il seme, la vibrazione sonora.
Nove tracce di sano jazz screziato di Sud d’Italia con richiami al rock in alcune bordate incisive.
Il trio formato da Gabriele di Franco alla chitarra e postazione loop, Francesco Pellizzari ai tamburi e alle percussioni, Marco Puzzello alla tromba e liocorno, con interventi di Emanuele Coluccia al sax e Stefano Luigi Mangia alla voce, propone brani intriganti che vedono la tromba con la sua propulsione espressiva farla da padrona già dalla prima traccia, iniziando riflessiva e poi diventando dirompente. Se in alcuni brani la tromba e la chitarra duettano (ad esempio Donna Oriente, segnata da un riff arabeggiante alla chitarra e dal dialogo con la tromba oppure Calendula in cui i due strumenti terminano in un divertissement sincopato), nella seconda traccia, AR, si colgono atmosfere alla Pat Metheny, e in Ampolla la chitarra elettrica vira decisamente verso il rock.
Eclettici, i Bija riescono a sviluppare un loro linguaggio e un percorso molto gradevole all’ascolto. In questo paesaggio dai connotati leggeri e distesi sembra non esserci alcunché di definitivo; esso però è tratteggiato con colori vivi, raccogliendo sonorità mediterranee in quel grande pool costituito dal mare nostrum.
I giovani, validi musicisti dei Bija sono molto attivi in concerti live ed attività formative ed anche in collaborazione con artisti della musica jazz e world. Tra i numerosi riconoscimenti che hanno ricevuto, nel 2012 si sono accaparrati il titolo di “band rivelazione dell’anno” al Jazzup Festival.
Certo, il sugo c’è e si assapora con piacere. Quarantacinque minuti di buon ascolto, realizzati grazie al fundraising. Un buon esordio, non c’è che dire.
Carla Visca
https://www.youtube.com/watch?v=R1Qw_g3JX-E
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