Alle radici della musica afro-americana a cura di Fabrizio Poggi
In questo numero recensioni di KEVIN SELFE, TINO CAPPELLETTI, ROBERT “TOP” THOMAS, THE MIKE ELDRED TRIO, 4 JACKS, OTIS TAYLOR, BIG PAPA AND THE TCB, DICK LOURIE e del libro STORIA SEGRETA DEL MISSISSIPPI BLUES.
LONG WALK HOME
DELTA GROOVE MUSIC, 2013
Magari per ora non vi dice nulla ma vi assicuro che nella sua natia Virginia e ora nella zona intorno a Portland il nome di Kevin Selfe e della sua band i Tornadoes sono sinonimo di ottimo blues. Pluripremiato chitarrista, cantante e ottimo autore Selfe è in grado di esplorare con competenza e convinzione tutti gli stili del blues: dal west coast blues tinto di swing e boogie, al Chicago blues, a quello del Mississippi, innestando qua e là sfumature rock e jazz che non guastano affatto. Di tutto rispetto la band che lo accompagna formata dai migliori session men in circolazione. I nomi che spiccano maggiormente sono quelli di Jimi Bott alla batteria, Mitch Kashamr all’armonica (con una performance degna dell’indimenticabile Paul DeLay) e Gene Taylor al piano. Un chitarrista da tenere d’occhio. Assolutamente.
TINO CAPPELLETTI & KAPPELLMANN JOY BAND
EVERYTHING’S ALRIGHT
AUDITORIA RECORDS, 2013
Tino Cappelletti è una leggenda del blues e questo è il suo primo disco solista. Per anni ha militato in celebri formazioni che hanno fatto la storia del blues e del rock di casa nostra suonando basso, chitarra e cantando con voce calda e piena di passione. Al suo fianco un’eccellente formazione di cui fanno parte il figlio Ettore (superbo cantante e chitarrista, qui anche al basso), Claudio Noseda assolutamente formidabile alle tastiere e Cristian Daniel batterista di grande talento. A loro si aggiungono qua e là l’ottimo Carlo Gravina al sax, Antonio “Aki” Kindamo e Sara (l’altra figlia di Tino e cantante fantastica) ai cori. Un disco ben cantato, ben suonato e ben registrato. Ottima anche la veste grafica. L’album contiene dodici canzoni tra brani autografi e composizioni altrui interpretate dalla band con gusto, classe e originalità. Il lavoro è estremamente variegato: si va dal soul di marca Stax al blues tinto di jazz e rock di Robben Ford e Derek Trucks, a brani colorati di funky, Chicago e British blues (con il sound della chitarra di Clapton da sempre nel cuore di Tino). C’è spazio anche per una splendida suite in stile New Orleans che piacerebbe a Randy Newman, e per un pregevolissimo omaggio a Ry Cooder. Un disco davvero notevole, suonato con un’ eleganza e un senso della misura sempre più rari nel mondo del blues. Radici e futuro per una band tutta da scoprire!
THE TOWN CRIER
WILD ROOTS RECORDS, 2013
Qualcuno tra voi magari ricorderà gli SmokeHouse un gruppo originario della Florida che fece quattro bei dischi negli anni Novanta per poi sparire nel nulla. Robert Thomas ne era il chitarrista. Da allora il nostro di strada ne ha fatta parecchia suonando con un sacco di musicisti tra cui Noble “Thin Man “ Watts, Lazy Lester e Victor Wainwright (proprietario dell’etichetta e presente nel cd). Musicalmente il disco si muove beve con un sound eclettico tra Mississippi, Louisiana e Florida. A farla da padrone è infatti il blues delle paludi ma non mancano certo i riferimenti al boogie woogie, al soul e persino allo zydeco. Tanti gli ospiti: oltre al già citato Wainwright ci sono tra gli altri Damon Fowler e Brandon Santini. Una citazione particolare al bassista e produttore Stephen Dees e all’armonicista Stephen Kampa, grande virtuoso dello strumento.
61 49
RIP CAT RECORDS, 2013
Il Los Angeles Times lo ha definito uno dei migliori album in circolazione e tra i fan del trio ci sono John Mayer, Billy Gibbons, Brian Setzer, Robert Cray, Dave Alvin e i Los Lobos. Con queste credenziali Mike Eldred già chitarrista dell’ex Stray Cats Lee Rocker non poteva che fare bene. Blues, rock ‘n’ roll, west coast, qualche brano roots e persino un pizzico di gospel e di acoustic Delta blues. Anche qui una serie di nomi celebri infiocchettano l’album ( e che nomi!): Ike Turner, Scotty Moore, Kid Ramos, Cesar Rosas, Riley Osborne e Jeff Turmes. Vi invito quindi ad andare all’incrocio tra la Highway 61 e la Highway 49: lì forse non incontrerete né Robert Johnson né il diavolo, ma sicuramente un trio di tutto rispetto pronto alla conquista di un posto al sole nell’affollato mondo del blues contemporaneo.
DEAL WITH IT
ELLER SOUL RECORDS, 2013
I Quattro Fanti sono davvero un supergruppo. Anson Funderburgh è uno dei migliori chitarristi texani. Sta nello stesso olimpo in cui sono collocati T- Bone Walker, Albert Collins, Freddie King e i fratelli Vaughan ed è stato per anni leader dei suoi Rockets. Il cantante e batterista Big Joe Maher è diventato celebre alla guida degli ottimi Dynaflows e ha scritto tutti i brani del disco. Kevin McKendree è stato per anni tastierista e band leader del soul man texano Delbert McClinton, ha ricevuto una nomination ai Grammy Award e ha suonato per diverso tempo con Brian Setzer. Il bassista Steve Mackey è uno dei più stimati bassisti in circolazione a Nashville dove il disco è stato registrato. Ma sebbene questa città sia legata alla musica country il disco, versatile e accattivante, sprizza blues da ogni poro proponendo effervescenti brani tra Texas, Chicago e New Orleans.
MY WORLS IS GONE
TELARC, 2013
This is a six star album. E sì, perchè se di solito il massimo è cinque, questo è un disco da sei stelle e diventerà sicuramente uno degli album top del 2013.
Otis riesce ogni volta a stupirci perché pur rimanendo sempre se stesso si rinnova continuamente. Tradizione e avanguardia in lui si sposano perfettamente; e questo suo nuovo lavoro ne è la prova lampante. Riuscitissima in questo caso la collaborazione con Mato Nanji, frontman della band “native american” Indigenous
(e proprio dalle parole pronunciate da Nanjj durante uno dei loro primi incontri è scaturito il titolo dell’album). La voce e la chitarra di quest’ultimo ben si fondono con le atmosfere ipnotiche ed evocative care a Taylor, sempre in prima linea a raccontare con rabbia e indignazione storie che hanno come protagonisti gli ultimi, i dimenticati.
SIX PACK OF COOL
INLAND BLUE RECORDS, 2013
Lo dico subito: questo è un grande disco. O come dicono gli americani awesome!
Tredici tracce in cui a farla da padrone sono il jump blues, lo swing e il boogie woogie. Il tutto suonato in maniera effervescente e contagiosa. I riferimenti sono tanti: Louis Jordan, Cab Calloway, le orchestre swing di Kansas City, Big Joe Turner, i Roomful of Blues e tutto il sound che gravita intorno alla west coast. Quasi tutti i brani sono del leader, il bravissimo chitarrista e cantante Chris “Big Papa” Thayer anche se non manca un omaggio a Rod Piazza e ai suoi Mighty Flyers con il classico “Murder in the first degree”. Un applauso caloroso a tutta la band e in particolar modo alla sezione fiati davvero superlativa, nonché agli ottantotto tasti pigiati superbamente da John “Johnny Red” Mila De La Roca. Caldamente consigliato!
IF THE DELTA WAS THE SEA
HANGING LOOSE PRESS, 2012
Magic – magico. Nessun altro aggettivo mi sembra più adatto nella descrizione di un album insolito, ma decisamente conturbante. Pensate poesia e blues. Due parole che solitamente non sembrano appartenere allo stesso mondo, ma che Dick Lourie sassofonista e poeta del Massachusetts con il cuore perso nel Delta del Mississippi riesce a coniugare con estrema abilità. Ho conosciuto Dick a Clarksdale in Mississippi nell’ormai lontano 2005 e subito mi colpì questo signore dalla parlata gentile e dal giubbotto di pelle con la scritta Poet – poeta stampata sul retro. Fu lui a introdurmi ad alcune jam con i bluesmen locali e dobbiamo a lui la scoperta dei “Delta Italians”. Fu Dick il primo a parlarmi degli Italiani emigrati in Mississippi per andare a raccogliere il cotone al posto dei neri. Fatevi affascinare da questo artista poliedrico, dai suoi racconti e dalla sua musica. Per saperne di più www.hangingloosepress.com
P.S. Le poesie sono in inglese ma Dick le recita così bene che non è difficile cogliere ogni parola da lui pronunciata…
ROGER STOLLE
STORIA SEGRETA DEL MISSISSIPPI BLUES
Fotografie di Lou Bopp
Traduzione di Sebastiano Pezzani
POSTMEDIA BOOKS, 2013
Di questo interessante volume ho già scritto qualche numero fa.
Adesso grazie all’ Associazione Roots ‘n’ Blues e alla Cepim di Parma è uscita anche la versione in italiano, brillantemente tradotta da Sebastiano Pezzani. Non mi resta quindi altro da fare se non invitarvi ad acquistare il libro senza riserve (che questa volta può essere letto anche da chi ha scarsa confidenza con la lingua inglese), riproponendovi la recensione che avevo scritto per l’edizione americana.
Chi mi segue già da tempo sa quanto io stimi Roger Stolle. Stolle oltre ad essere il proprietario di Cat Head il negozio di dischi più bello del mondo (almeno per chi ama il blues) è anche il responsabile numero uno del “rinascimento” del Mississippi, un evento di portata storica che ha avuto il merito di “riportare alla vita” un’ area degli States che sembrava sul punto di essere dimenticata. Attraverso le sue collaborazioni con riviste, il suo lavoro di promoter e di discografico appassionato serio, intelligente e sensibile, attraverso quel capolavoro che il film documentario “M for Mississippi”; Stolle è riuscito a riportare migliaia di persone in Mississippi alla ricerca delle radici più autentiche della musica afroamericana per eccellenza: il blues.
Il libro corredato dalle splendide immagini di Lou Bopp ci racconta il Mississippi di una volta e quello di oggi. Quello che Stolle invita tutti a visitare al più presto perché quello è un mondo che sta scomparendo e con lui tutti i musicisti che lo abitano. L’autore cita il grande ricercatore blues William Ferris che citando a sua volta un vecchio proverbio africano diceva sovente: “Quando un anziano muore è come se bruciasse un’intera libreria”. Stolle ci invita ad andare a “consultare i volumi di quella libreria” prima che si dissolvano per sempre. A inizio libro l’autore ci racconta del perché un giorno decise di mollare una carriera di successo nel mondo della pubblicità per trasferirsi in Mississippi. E’ una storia fatta di cuore e passione di cui non vi voglio anticipare nulla. Stolle ci rivela, quasi conversando, fatti noti e storie poco conosciute, quasi nascoste o appunto, segrete. Il tutto visto dal di dentro. Visto da qualcuno che il blues del Mississippi lo conosce molto bene. La parte più succulenta del volume sono senz’altro le interviste con i protagonisti del Delta blues. Già parzialmente pubblicate sulla rivista Blues Revue e su altri magazine questi affascinanti racconti, opportunamente editati e aggiornati dall’autore, trasportano il lettore nel cuore del Mississippi tra campi di cotone infiniti e malfamati juke joint dove si può ancora ascoltare un blues ruspante e genuino lontano mille miglia dal business delle arene rock e dei discografici avidi e senza scrupoli. Un blues che sembra ancora quello che suonavano Robert Johnson, Charlie Patton e Son House.
Se si ama il blues, alla fine del libro si viene assaliti dalla voglia di partire immediatamente per il Mississippi. Prima per fare i complimenti personalmente a Roger Stolle; e poi per “toccare con mano” la terra in cui il blues è nato.
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