di Alessandro Nobis
L’elettrificazione della musica popolare è un percorso irto di insidie, lastricato di tentativi mal riusciti ma spesso fortunatamente ricco di originalità e di bella musica. E’ quest’ultimo il caso dei casertani Calatia (il nome è quello di una città sulla Via Appia, nel casertano) che con questo bel CD centrano il bersaglio grazie ad un equilibrata alchimia tra tradizione, ritmi ancestrali e suoni moderni. Sei brani (28 minuti) tutti rigorosamente originali – e questa è un aspetto al quale io tengo molto – con un suono decisamente elettrico che ci restituisce una musica popolare attuale, fresca, suonata con passione e con grande rispetto.
Come ho spesso scritto, qualche etnomusicologo troverà il modo di storcere il naso ancora una volta, ma chi invece come chi scrive ha seguito nei decenni lo sviluppo del folk elettrico soprattutto d’oltremanica gusterà ogni sfumatura degli arrangiamenti, della ritmica mai invasiva o della chitarra elettrica abrasiva di Ubaldo Tartaglione nella lunga Arrammuli che si apre con una filastrocca dall’aria antica e che i preziosi plettri – talvolta elettrificati – di Carmine Scialla con la voce di Cecilia Scatola riportano ai giorni nostri questo frammento di cultura popolare che si conclude con una aria di danza sfrenata. Questo è il brano che più mi è piaciuto, per la sua costruzione ed intensità, ma anche il fraseggio in apertura che accompagna il canto in Babilonia ed il solo quasi prog di chitarra nella seconda parte hanno pienamente soddisfatto il mio apparato uditivo attraverso il quale – garantito – è passato negli ultimi cinquant’anni un fiume di musica e note.
Non voglio citare i gruppi che hanno percorso la stessa strada e che mi sono ritornati in mente ascoltando questi trenta minuti – ognuno troverà i suoi riferimenti -. Bel lavoro, trovate il modo di ascoltatarlo!
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