In quella fucina di talenti ispirati che è Dublino, città nella quale Maria Laura Ronzoni ha vissuto a lungo e a lungo si è abbeverata succhiandone il nettare artistico, affondano le radici di questo album. Una Dublino poco da cartolina, nella quale i rimandi celtici sono limitati a poco più che accenni e dove ben più rimarchevoli sono le citazioni di una canzone d’autore ruvida e talora volutamente forzata, a dipingere i tratti di una urgenza compositiva più compulsiva che liberatoria e rasserenante. Anche i riferimenti mitologici, a ben vedere, sono poco più che un immaginifico pretesto per raccontare frammenti di storie umane e non, storie senza inizio né fine, storie che fotografano l’attimo di un graffio sull’anima che lascia il suo doloroso segno. Dotata di una personalità sufficiente a non suggerire immediati confronti, MLR ama piegare alle esigenze del testo le linee melodiche, creando sospensioni solo apparentemente ansiogene, di cui soltanto i ripetuti ascolti aiutano a capire il significato. Scrivendone, però (grande capacità mediatica della parola scritta!), a poco a poco un confronto prende forma, ed è un confronto nobile e ambizioso, per quanto non cercato e non voluto: con una Joni Mitchell che non ha solari mattine di Chelsea da cantare quanto piuttosto crepuscolari e oniriche, personalissime visioni. “Calliope” non è un disco facile, come si conviene a un gioiello raffinato che dietro una prima apparenza cela –meglio disvela gradualmente- i valori del suo essere tesoro. In una parola, poesia. www.helikonia.com
Roberto G. Sacchi
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