La straordinaria interprete sarda celebra la sua trentennale carriera discografica con un concept-album interamente dedicato ai canti sacri della tradizione sarda, interpolati da composizioni in stile che non alterano l’atmosfera di grande spiritualità che si respira nel dipanarsi del lavoro. L’opera è frutto di una lunga ricerca che parte dalla grande capacità comunicativa del repertorio e dalla sua attualissima funzione sociale. ha evidenziato come in Sardegna i canti sacri mantengano ancora intatta la loro capacità comunicativa insieme con la loro funzione sociale. Soprattutto in precisi periodi dell’anno (Natale, Pasqua, Mese Mariano, Festa del Patrono), essi vengono eseguiti e proposti dalla comunità con la stessa forza espressiva che possedevano anticamente. Si è attinto alla pura tradizione, composto brani originali e, con lo stesso rispetto, rivisto e recuperato, senza snaturarne l’essenza, qualche canto la cui esecuzione si era persa nel tempo. Tra questi “S’incominzu” ispirato al quattrocentesco “Canto della Sibilla” e “Ave Maria”, entrambi di derivazione catalana; “Orus a su sperevundu” e “Mamma nosta” di provenienza gregoriana. Parte predominante hanno i canti dedicati alla Pasqua: i momenti della passione e resurrezione di Cristo vengono descritti con canti di rara bellezza espressiva attraverso il dolore della madre Maria (tema caro alla Ledda, che nel mai troppo decantato “Canti Randagi” aveva scelto di interpretare la deandreiana “Tre Madri”, forse il brano più sentito dell’intera raccolta. Della tradizione natalizia fanno parte i “Gocius de su nascimentu”, “Celesti Tesoru” e “A su nàschere de Gesus”. Attingendo alla vastissima varietà dei Rosari, ancora presenti in tutte le comunità dell’isola, ci si è ispirati a quelli di Orgosolo, Masullas e Esterzili. Vengono proposti anche brani tratti dall’opera del XVII sec. ”Comedia de la passion de Nuestro Señor Jesu Christo”di Antonio Maria da Esterzili, e “Sa pregadoria”, composizione ispirata al modulo della poesia estemporanea campidanese, su testo del poeta Chicheddu Deplano noto “Olata” (Quartucciu 1763). Nel concerto viene privilegiato l’incontro con uno dei più interessanti e autentici cori di canti della tradizione sacra maschile, “Su cuncordu ‘e su rosariu” di Santulussurgiu, facendo convivere in armonia le polivocalità maschile e femminile e mantenendo fede a quella che è una delle spinte propulsive del nostro progetto artistico: la fusione tra tradizione e contemporaneità. Il progetto musicale è completato da una parte letteraria, che attinge sia alle fonti delle sacre rappresentazioni di origini sardo-spagnole, sia a creazioni originali affidate a poeti contemporanei. Questa parte è affidata alla prestigiosa attrice Lia Careddu.
Giacomo Sereni
Lascia un commento