Cantodiscanto ha sempre battuto vie estremamente personali e originali nel panorama del folk italiano. Non hanno mai nascosto la loro cultura musicale e non hanno mai fatto i “finti qualcosa”. Giunti all’undicesimo capitolo della loro carriera discografica continuano con un rimescolamento che pesca dal Mediterraneo ai colori irlandesi, fino alle vocalità svedesi. Divertendosi e divertendo!
Todo el mundo a cantar sposa il fado con la chitarra battente, la chitarra portoghese con il mandolino. Tra echi del mondo arabo e suggestioni sonore nordeuropee, ecco finalmente un gruppo che se ne sta ben discosto (come gli ultimi Re Niliu, d’altra parte) da certo ciarpame tarantelleggiante che sta intasando le orecchie e ottnebrando le italiche menti negli ultimi anni.
Si apre con L’acqua sale, un brano che si basa su alcuni detti e proverbi napoletani, traendo anche spunto da una Moresca cinquecentesca. Vulesse addeventare è una canzone giocata sulla spinta della ricerca di qualcosa di diverso da quello che ciascuno di noi è.
La morte in sposa è il tema del primo brano, La muerte, morbidamente cantilente, che introduce subito a una riflessione marinaresca, le sensazioni di un velista che si abbandona al vento di Guardanno all’orizzonte.
Dint’a nu mumento tratta dell’imprevedibilità dell’esistenza e ffascina con l’alternarsi delle due voci.
Si passa poi a due strumentali, Come ti piace #1 e Come ti piace #2, che ci portano a W la primavera, un inno alla gioia, prima del riflessivo momento (quasi fossero racconti da focolare) di E -E- E- E -E.
La dolcissima e quasi accorata canzone d’amore, sostenuta da una semplice, ma non scontata base di chitarra, Voglio ‘o sole, ci ricorda che semplici melodie ben arrangiate possono toccare il cuore.
Polka miseria è invece la festa, il gioco, i suoni della gioventù (i fischietti), prima della chiusa, lasciata a una canzone di denuncia, Todo el mundo a cantar: continuiamo il viaggio, condividendo la morte di un ragazzo maltrattato da chi avrebbe dovuto curarlo.
In bella evidenza le grandi individualità di questo gruppo, del quale fanno parte Roberto Bartoli, Paolo Caruso, Frida Forlani, Ivan Valentini, coordinati magistralmente da Guido Sodo che è anche l’autore principale di questo lavoro.
Che è un gran bel disco!