Un vecchio classico come Perfidia di Alberto Dominguez, che fu una grande hit dell’orchestra di Glenn Miller, ci fa entrare in questo apparente guazzabuglio messo in piedi da Carrie Rodriguez per il suo nuovo lavoro discografico. Melodie fascinose, vecchie hit, chitarre norteñe, chitarre elettriche spaziali firmate addirittura da Bill Frisell che duettano con l’ottimo violino della stessa Carrie, questo album Lola è una dimostrazione di grande amore per la musica della propria terra.
Mexican roots music e toni rarefatti ci regalano un disco di rara raffinatezza, grazie anche allo splendido lavoro in studio dei vari musicisti coinvolti, da Bill Frisell alle chitarre a Victor Krauss al basso, con Luke Jacobs alla seconda voce, chitarre, lap e pedal steel e David Pulkingham in passato già con Alejandro Escovedo, sempre alle chitarre, e del produttore Lee Townsed. Un disco spesso cantato in spanglish, oppure direttamente in lingua spagnola, che prende le mosse dalla storia familiare di Carrie Rodriguez, figlia di un grande della musica texana, influenzato come la figlia, dalla zia Eva Garza, cantante della zona di San Antonio molto nota negli anni Quaranta per giungere ai giorni nostri.
Da The West Side a Llano Estacado a un autentico gioiello come Dreamed I Was Lola Beltran, con Frisell in grande spolvero, a La Ultima Vez, un avella cambia che ci porta al valzer Que Manera de Perder, di Cucho Sanchez, per passare poi al tango di Frio en El Alma, e via via con titoli come Noche de Ronda e Caricias, fino a Si No Te Vas, ancora di Sanchez.
La Rodriguez è un’artista che ci è sempre piaciuta molto nel live, dove trasmette una forte carica emotiva e mette in mostra intelligentemente il suo talento cristallino (ricordiamo di averla ammirata in una bella serata estiva a Folkest in Friuli, in un delizioso parco nella pianura con un suono assolutamente perfetto!) ma questo disco è sicuramente il più bello e convincente della sua carriera.
Grandissimo disco, da sorseggiare e amare davanti al caminetto con un buon bicchiere di cognac.
Gianni Giusti
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