FOLKCLUB-ETHNOSUONI ES5310, 2000 – ETNOJAZZ/ITALIA
Titolo più azzeccato non avrebbero potuto trovare i quattro Epinfrai (i pifferai) per suggellare il loro disco di esordio. Cercare e ricercare sono due verbi che nel nostro ambito musicale assumono un significato diverso, per certi versi anche opposto rispetto al senso di “Cercando” come titolo e come disco. Il lavoro che Marco Domenichetti (piffero e flauto dolce), Alberto Graziani (chitarra), Daniele Bìcego (müsa e corno), Paolo Malusardi (pianoforte) hanno prodotto per suggellare il lavoro di costruzione di un suono comune non è infatti un disco di ri-cerca indirizzata nel senso della raccolta di temi musicali di tradizione orale, anzi si muove nella direzione opposta: parte da essi, cogliendo a piene mani dal repertorio del piffero di cui Marco è apprezzato interprete nella loro forma originale, per dirigersi alla ri-cerca di qualcosa di inedito e fortemente innovativo.
Per questo, “cercando” (anche noi…) di collocare questo insieme di 12 brani in un genere musicale riconoscibile, non ci è venuto nulla di meglio della definizione etnojazz, perché è quella che più si avvicina alla commistione di stimoli e provocazioni che i quattro (giovanissimi, peraltro, circa cent’anni in quattro) hanno concepito.
Cammino in forte salita e pieno di curve insidiose, con fondo sdrucciolevole e burroni scoscesi ai lati del sentiero: verrebbe da chiedersi perché andarsi a complicare la vita quando si sarebbe potuto fare qualcosa di molto più lineare, facile, immediato…
Il perché sta tutto nell’esigenza artistica che intimamente pervade Marco e gli altri, nella estrema chiarezza progettuale che li unisce, nella sensibilità comune mirabilmente condivisa senza strappi in una direzione o nell’altra: un insieme unitario per la soddisfazione di una forte domanda interiore. Il resto sono tutte parole in più.
“Cercando” è il primo passo di un percorso nuovo per il mercato discografico italiano, dove finora le esperienze di improvvisazione e di arrangiamento estremo su temi di tradizione orale sono state condotte nell’ambito di un certo sound mediterraneo che ci ha regalato pagine memorabili ma anche, forse soprattutto, tediosi cloni infarciti di tarantelle improbabili e tammurriate irriconoscibili. Qui l’aria che si respira è più francese e bretone, aree culturali quelle in cui da più tempo i jazzisti lavorano sull’etnico, ma con una originalità propria che emerge anche grazie alla bellezza intrinseca del repertorio di partenza. Il risultato finale di questo esperimento (“Cercando”, ancora una volta è il titolo che ce lo ricorda, non può essere considerato un punto d’arrivo) è di ottimo livello, pur se con tutti quei difetti che la difficoltà della prova alla quale hanno consapevolmente scelto di sottoporsi non ha consentito a Epinfrai di evitare: tra l’altro, e non è un dato da sottovalutare, “Cercando” è stato registrato in sole 8 (otto) ore e quel che si guadagna in immediatezza e autenticità va da sé che da qualche altra parte venga a mancare. Annotiamo così sul block-notes una certa invadenza della chitarra, che in qualche passaggio tende a coprire con la sua ritmica i fraseggi altrui (molto meglio vanno le cose quando all’accordo pieno si sostituisce l’arpeggio), appuntiamo qua e là una certa evanescenza del corno (che, per il suo effetto timbricamente alienante e caratterizzante, vorremmo sentire di più) e piccole altre imperfezioni che comunque non incidono più di tanto sul senso del risultato finale, anzi in qualche modo ne sottolineano la difficoltà di raggiungimento. Di converso, sono molto più numerosi i passaggi convincenti, gli amalgama intricati ben risolti, gli interplay accattivanti, le risoluzioni impreviste che riempiono di soddisfazione l’ascoltatore più esigente di novità sostanziali che non di perfezione estetizzante.
“Cercando” è molto più di un tentativo, è un prodotto già maturo di cui la musica italiana può e deve andare fiera, prestigioso simbolo di un fermento giovanile che anche nel nostro Paese, dopo alcuni anni di preoccupante stasi, sta vivacizzando l’ambiente. Manca ancora qualcosa, e forse non proprio pochi centimetri, alla vetta dell’eccellenza ma l’idea c’è e la capacità anche: se il lavoro proseguirà con lo stesso impegno e la medesima naturale convinzione, il prossimo disco si intitolerà “Trovando” e sarà un capolavoro. Facciamoli suonare in situazioni in cui il pubblico li possa ascoltare come meritano e Epinfrai potrebbe essere il fiore all’occhiello dei festival della stagione 2001.
Roberto G. Sacchi
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