Decimo album, denso di storie e di canzoni per Cesare Basile.
Storie marginali, di uomini vinti ma vivi, di perdenti assassini senza appartenenza, dove arte e impegno si mischiano tra loro come acqua e cemento, – si legge nella sua presentazione – scolpendo nella roccia la poetica drammaticamente nuda e cruda di un musicista che prosegue il proprio viaggio sostenuto da una lucidità visionaria che non ha uguali.
Parole importanti che però ci confermano fin dal primo ascolto che questo prodotto registrato a Catania ci sta facendo ascoltare un autore di classe. Basile scrive bene, gli arrangiamenti sono molto curati, il suono un po’ sporco e analogico aiuto a ritrovarsi in certe atmosfere. Intelligente in questo senso la scelta di pubblicare anche il vinile.
Si dovrebbe scriverle all’inizio le note, – chiosa Basile nel parlare di sé e delle proprie canzoni – quando l’idea ti ha sfiorato il cuore e la mente, quando hai incrociato per la prima volta i personaggi, la splendida nebulosa che si fa canzone, disarticolata, l’intima cronaca di una scoperta,la timidezza del primo incontro, ma anche lì c’è bisogno di silenzio. Io so che questa lunga canzone è racconto di pupari, ladri, cantastorie, travestiti innamorati di Cristo e saltimbanchi della barricata.
Per precisa scelta dell’autore le canzoni di questo disco non sono tutelate dalla S.I.A.E. né da nessuna altra società di collecting italiana o straniera. Il loro utilizzo è libero quando non contempli fini commerciali o di lucro, ma deve essere sempre concordato direttamente con l’autore.
Gran bel disco, signori miei, altamente consigliabile, così come i concerti dal vivo, nel corso dei quali lo vedrete accompagnato da I Caminanti, formazione ormai rodata e composta da Rodrigo D’Erasmo, Enrico Gabrielli, Massimo Ferrarotto, Luca Recchia e Simona Norato.
Felice Colussi