Etichetta francese specializzata in jazz, la Dreyfus ci regala tre ristampe rimasterizzate digitalmente che si annunciano emozionanti per chi abbia scoperto il bardo bretone Alan Cochevelou soltanto da poco tempo o per chi, al contrario, abbia consumato i suoi vinili fin dai primi anni Settanta. “Reflets” (1970), primo album ufficiale a suo nome, assume nella discografia stivelliana il ruolo di declinazione matura di un nuovo codice espressivo per l’arpa bardica (o celtica che dir si voglia), depurata da ogni precedente ammirazione per le sonorità elettriche, destinata a svolgere la missione di far conoscere la tradizione bretone al mondo. Il successo fu grande e immediato, tant’è vero che già il 14 febbraio del 1972 si esibisce a Parigi, all’Olympia, in compagnia di artisti straordinari, quali Dan Ar Braz, Michael Santangeli, Gabriel Yacoub, Pascal Stive, Gerard Levasseur, Serj Parayre e Michael Klec’h: con loro, scrive una pagina importante nella storia del folk-rock, prontamente documentata da un disco che è un caposaldo. L’anno dopo, prodotto da Dan Ar Braz, vede la luce “Chemins de Terre”, in cui si rafforza ulteriormente il cammino sicuro verso l’interceltismo. Degli album fondamentali nella prima discografia di Stivell mancano solo “Renaissance de la Harpe Celtique” (1972) e “E Dulenn/Live In Dublin” (1975): chissà che la Dreyfus non ci faccia presto un altro regalo.
Roberto G. Sacchi
Stivell, Alan – “Chemins de Terre” (CD)
Dreyfus – FDM36202-2, 2010
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