MARENERO – DIST. WORLD MUSIC
Questo secondo lavoro discografico del gruppo genovese Avarta si distacca dalle atmosfere più intimiste del primo lavoro “Terre”, regalandoci un impatto più diretto immediato, ed un suono più vicino alla tradizione mediterranea. Pubblicato per la rivista World Music, il lavoro è più impreziosito dalla collaborazione di ospiti di spicco come Mario Arcari all’oboe ed Eugenia Amicano alla voce. Il quintetto, composto da Edmondo Romano (fiati), Marco Fadda (percussioni), Paolo Traverso (corde), Pino Parello (basso) e Alessandro Sacco (archi) è nato nel 1993 dall’incontro di cinque musicisti provenienti da esperienze musicali differenti, ed interpreta in questo disco temi tradizionali e di composizione di diversa origine (Mediterraneo,India, Medio Oriente…).
Tra i brani più accattivanti segnaliamo Tonada de Sa Ximbomba, un riadattamento di una canzone dell’isola di Majorca, riarrangiato in collaborazione con la brava Eugenia Amicano (voce), in cui strumenti di diversa provenienza (piffero, congas, mandolino, basso…) trovano perfetto contatto in un nuovo terreno musicale; Gream Paralele, brano tradizionale crato in 7/8 retto da un impianto strumentale più marcatamente tradizionale (fluire, zarb), o Arbereshe, dive la musette di Edmondo Romano si ispira ad un tema polifonico tradizionale della comunità albanese italiana, per regalarci un brano dei più solari, di piacevolissimo ascolto.
Molto suggestive anche l’ultima traccia Sidun, tratta dal cd “Aia de Respia – Genova canta De Andrè”, dove gli Avarta sono affiancati dalla brava Simona Barbera e da Michele Ferrari, entrambi Echo Art, ed il primo brano Cocci di Mare, colorato dall’inconfondibile Mario Arcari all’oboe.
Finalmente un disco di contaminazione etnica in cui il cuore degli interpreti, quella passione che fa ‘vibrare’ il prodotto, riescono ad abbattere i filologismi, e fanno anche sì che generi musicali tra loro molto diversi (jazz, musica antica, mediorientale, indiana, africana) vengano filtrati dalla creatività personale e reintepretati in una musica nuova. Un disco “meticcio” coi pregi e difetti che un prodotto di questo tipo può avere sul mercato discografico: la difficile collocazione e definizione, contrapposto ad una potenziale fascia di ascoltatori davvero molto ampia.
Filippo Gambetta
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