Un album decisamente rinfrescante questo “Connected” di Gibb Todd, personaggio attivo sulla scena scoto-irlandese fin dai tempi del folk revival degli anni ’60, membro per alcuni anni di band importanti come i Dubliners e i Fureys.
All’inizio del terzo millennio, ormai non più giovincello di primo pelo, decide di dare alle stampe il suo primo album solista, affidandosi alla produzione di John McClusker della Battlefield Band, presente anche come musicista insieme con altri illustri esponenti della scena folk: Finbar Furey, John Shehan dei Dubliners, l’ex-Poozie Kate Rusby, Joane Madden delle Cherish the Ladies, Tony McManus, Alasdair Fraser, l’immancabile Malcom Stitt e molti altri.
Il risultato è veramente ottimo: intendiamoci, niente di particolarmente innovativo, ma un lavoro di gran classe, una serie di ballate, interpretate da una voce calda e avvolgente e suonate da musicisti di valore, che mettono la loro bravura al servizio del cantante, senza mai prevaricare con inutili tecnicismi.
I brani, la maggior parte di composizione, alcuni tradizionali, vanno dritti al cuore, succedendosi senza un attimo di stanchezza, per cui è veramente difficile segnalarne qualcuno in particolare. Fra i primi mi hanno maggiormente colpito “Lonely Belnahua”, ispirato a John Shehan dal paesaggio norvegese conosciuto durante un tour dei Dubliners nella nazione scandinava, al quale Gibb Todd ha aggiunto un testo che racconta la storia della piccola isola scozzese di Belnahua, i cui pochi abitanti morirono per il tifo trasmesso dai rifornimenti d’acqua, una delle poche necessità cui non potevano direttamente supplire, “No more stravaigin”, dedicata alla memoria di Alex Campbell, “Le Cowboy Ecossé”, mitico busker che agli inizi degli anni ’50 girava per Parigi vestito da cow-boy e proponeva ai passanti vecchie e nuove canzoni della sua terra, “Scarborough settlers lament”, una canzone dell’emigrazione scozzese in Canada, vibrante di nostalgia per la propria patria. Fra i tradizionali mi sono particolarmente piaciute “George Campbell”, versione texana (!) per chitarra, armonica e voce di una canzone del Nord Est della Scozia, una “Carrickfergus”, recitata dalla voce di Gibb Todd sul suggestivo tappeto sonoro creato dalla chitarra di George Furey e dalle uillean pipes di Finbar Furey, la conclusiva “Will ye no come back again”, una sorta di semi-ufficiale inno scozzese, che invoca il ritorno dall’esilio di Carlo Edoardo Stuart dopo la definitiva sconfitta di Culloden ad opera degli inglesi, in cui all’inizio la voce è accompagnata soltanto dal violino di Alasdair Fraser al quale poi si aggiungono, in un suggestivo crescendo, il whistle di John McCusker e le armonie di Elspeth Cowie e Kate Rusby.
Un CD tutto da ascoltare, lasciandosi incantare dalla voce e dalla melodia, consigliato a tutti i “tradizionalisti”, e non solo!
Roberto Covallero
Todd, Gibb – “Connected” (CD)
KRL / Lochshore – CDLDL 1292, 1999
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