Corb Lund è un cantautore canadese, di quelli, caldi, rudi, ed efficaci; a tratti ricorda il Gordon Lightfoot dei bei tempi andati… Anche questo suo nuovo disco si fa apprezzare per l’efficacia della sua semplicità. Come sempre negli ultimi tempi lo accompagnano alcuni musicisti con i quali ha un rapporto privilegiato, che si fanno chiamare The Hurtin’ Albertans e sono rispettivamente Grant Siemens che si divide tra chitarra elettrica e lap steel, Kurt Ciesla al basso elettrico e Brady Valgardson alla batteria). La produzione è di Dave Cobb, che vanta lavori di spessore con Jason Isbell, Sturgill Simpson e Chris Stapleton e la ripresa del suono è stata realizzata nello studio di Cobb, il Low Country Sound di Nashville. Insomma, Things That Can’t Be Undone è un gran bel lavoro che denota la raggiunta maturità di Lund, che mescola con sapienza folk e country, spruzzandoli di blues e rock. Due bei brani per iniziare il disco, che sanno molto di vecchia scuola canadese, Weight Of The Gun e Run This Town morbidi e rassicuranti, ma è nella successiva Alt Berliner Blues che Lund va oltre, fino a ricordare il Dylan della svolta elettrica e le unghiate di Robbie Robertson, guarda un po’… un altro canadese.
Altro brano decisamente interessante è Sadr City, un racconto di guerra ambientato in questa città, precedentemente conosciuta come Saddam City, seguendo tematiche che il cantautore canadese aveva già battuto in passato.
Ancora due belle ballad come Things That Can’t Be Undone, che da il titolo all’intera raccolta e S Lazy H, prima di passare ad atmosfere più decisamente rock come in Talk Too Much. Un disco di spessore, con alcuni guizzi che piaceranno a più d’uno. Nella prima stampa, inoltre, troverete un DVD contenente un’intervista di una ventina di minuti e alcuni brani del disco re-interpretati in versione acustica. Notevole.
Felice Colussi
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